Un brivido sulla schiena appena entrati nel backstage del "Nessun Dorma Rock Festival", prima volta per me, per Giulia Lupi e Andrea Tabacco, rispettivamente press e foto, dietro le quinte di un concerto importante. Neanche il tempo di capacitarci di dove fossimo, che spunta Matteo Gabbianelli, frontman dei kuTso, e tocca a me intervistarlo.
Le strade di Radio Libera Tutti e dei kuTso si erano già incontrate in passato, come in occasione del IV compleanno di RLT, dove la band era la protagonista dello show serale. Forse per questo, ma soprattutto per l'ascolto pedissequo veramente molto gradito del nuovo album, "Musica per persone Sensibili" e per il successo da loro raccolto in questi ultimi mesi, ma in generale in questi dieci anni di lavoro, che per me è un esordio col botto, e lo percepisco dalla tensione che rilascio mentre scorro le prime domande dell'intervista appuntate sul telefono .
"Musica per persone sensibili" è permeato da un pessimismo affatto velato e racconta la condizione del tipico giovane laureato o laureando o in cerca di occupazione, senza stabilità economica, men che meno psicologica. Cristallizza l'approccio di chi scrive i testi o è una finzione letteraria?
Prima di tutto, voglio sottolineare che molti di questi brani sono stati scritti più di dieci anni fa, e dieci anni fa i kuTso - e segnatamente Matteo Gabbianelli, l'autore dei testi- erano molto più negativi nei confronti del mondo, della musica e non. In realtà, oggi come oggi, l'approccio pessimista rimane concentrato nei nostri testi, non descrive efficacemente né la nostra vita né la nostra musica. Infatti una delle nostre caratteristiche peculiari è proprio il contrasto tra la velocità e il groove della parte strumentali uniti al disfattismo dei testi. Infine, chi fa musica, chi fa rock deve sempre lamentarsi con qualcuno.
Uno dei miei brani preferiti, e mio parere, meglio riusciti dell'album è "Bluff". Quello che non sono riuscito a capire, è che cosa significhi che il cielo è un bluff. Chi è il cielo? La religione, il mondo, la speranza in senso lato?
Bluff è una canzone no sense. Una canzone che nel ritornello pone un interrogativo a chi crede che oltre questa vita ci sia qualcos'altro, e la domanda in questione è: "Se il cielo fosse un bluff" / e se quello in cui credi si rivelasse finzione? / "Se ciò che vorrei non c'è"/ e se poi non ci fosse quello che speravi?/ quando avrò tempo, guarderò indietro, ora sprofondo in me"/ non mi curo, non mi preoccupo di quello che mi succederà dopo questa vita, e anzi, sprofondo in me. Sprofondo sia nel senso più pessimista del termine, ma anche nel senso di calarmi ancora di più nella mià realtà.
Parlavamo di no-sense. "Bevo Te" è il trionfo del no sense. Sentite l'affinità con Elio e Le Storie Tese, colonna portante della musica italiana? Vi sentite prosecutori del Rock n'Roll dall'altissimo livello strumentale condito dall'ironia dissacrante?
A dire la verità non è la prima volta che mi fanno questa domanda, e rispondo ogni volta che no, non ci sentiamo affini a Elio e Le Storie Tese. In primis perché sono molto teatrali, molto più di noi, poi raccolgono più generi musicali, a contrario nostro, attorno alla personalità di Elio. Uniscono straordinari turnisti fusion con testi eccezionali, ma non sono identificabili musicalmente; noi si! Forse unica affinità tra i kuTso e Elio e Le Storie Tese è che questi possono fare qualsiasi cosa.
Ero curioso di sapere come nasceva uno dei brani che amo di più di questo album: " Call Center". L'operatrice 103 esiste davvero o è frutto della fantasia dell'autore del testo, come del resto è oggetto della fantasia del protagonista del testo?
Questo è uno dei brani che è stato scritto molti anni fa, tra l'altro proprio quando nasceva e si sviluppava la nostra collaborazione con Alex Britti, interessato alla nostra musica sia sul piano musicale che lirico chiaramente. Fu proprio Alex a dirmi che questo pezzo, nella sua versione originale, che non parlava di call center, mancava di qualcosa di originale, un elemento caratterizzante: ecco allora che ho immaginato l'operatrice 103. Il brano vuole puntare i riflettori e scherzare su quelli che lavorano neii call center: se fai un lavoro del genere per prendere quelle cifre, necessariamente dev'esserci qualcosa dietro! Parlando seriamente, il brano vuole evidenziare che non è un'occupazione umana una così mal retribuita, che non ti permette di avere una casa, una famiglia, nulla.
"Vengo in Pace è l'unico brano dell'album, insieme a "Triste", che tocca i 3 minuti, come del resto unico era "Perso" l'unico ad arrivare a tale durata in "Decadendo". Quanto vi sentite legati a questo stilema? Ci fate caso o è semplicemente il vostro modo di espirmervi ad essere "espresso"?
La maggior parte delle canzoni sono scritte da me ( Matteo Gabbianelli) e questo è proprio il mio modo di scrivere che mi piace. La sequenza è sempre strofa-ritornello, strofa-ritornello, special/assolo, ritornello. E se scrivi sempre in questo modo ti accorgi che la durata dei brani è sempre simile, ti verranno brani dai 2:10 minuti ai 2:40. Nemmeno nelle tre che hai citato cambia la struttura, "Triste" è semplicemente più lenta, "Perso" e "Vengo in Pace" hanno un intro in più che dilata di poco la durata.
"Triste e l'unica ballad contenuta nel disco. A mio parere la tua voce si adatta meravigliosamente ai ritmi lenti e suggestivi, perché non avete inserito altri brani di questo tipo nell'album?
Triste è uno dei brani che non abbiamo inserito nelle scalette dei nostri live. Non ci piace il risultato che dà: immaginaci dopo un intero concerto a ballare e a fare caciara sul palco, con Donatello ( il chitarrista) vestito in qualsiasi modo, a fare una ballad. Insomma, sebbene sia il testo che la musica della traccia mi piacciano molto separatamente, ed è per questo che l'abbiamo inserita, ancora qualche cosa non ci convince, non è un sound autentico kuTso, ma sono contento che vi sia piaciuta. Poi oh, se emerge a furor di popolo che volete le ballad, facciamo solo questo! Inoltre, piccola chicca, il nuovo album conterrà una ballad che ci rappresenterà al meglio!
Come vi trovate ad essere tra le band di punta del panorama musicale italiano? Siete felici dell'esperienza Sanremese e della visibilità che vi ha concesso?
Sanremo è stata un'esperienza importante. Abbiamo trovato una conduzione e una direzione artistica che ci piaceva, ma soprattutto ci ha dato la sovraesposizione mediatica che ricercavamo. Ma non si tratta né di un risultato importante né di un punto d'arrivo! Soprattuto perché, essendo molto diversi dal contesto in cui eravamo, nonostante il secondo posto, non siamo tra i più ascoltati sulle varie piattaforme dei giovani in concorso. Siamo arrivati a molti, non a tutti, e questo non ci va a genio: non siamo per nulla soddisfatti di quello che abbiamo fatto finora, perché dopo più di dieci anni che ci facciamo il culo con la musica, vogliamo arrivare a riempire i palazzetti in autonomia, avere l'esposizione di band come Stato Sociale, Afterhours, Marlene Kuntz. Infatti, subito dopo Sanremo, ci siamo messi a tavolino con l'idea di non fermarci. Tour estivo in tutta Italia, nel frattempo scriviamo il nuovo album: insomma, non smettiamo di macinare, diventeremo i dittatori del mondo!
Ok, è andata anche quest'ultima domanda. Anzi, con l'ultima domanda l'intervista si è trasformata in chiacchierata, così coinvolgente Matteo, che ci accorgiamo di non aver registrato niente. Con mia enorme sorpresa, ci richiede di ricominciare da capo! Ma insieme ci rendiamo conto che sarebbe stato impossibile con il tempo a disposizione, e anche un po' noioso, perciò concordiamo che avrei cercando di ricordare tutto scrivendo. ( proprio per questo le risposte alle domande sopra non sono affatto un virgolettato). Ci salutiamo, cena, inizia il concerto!
L'album fotografico del concerto e dell'intervista lo trovi sulla nostra pagina Facebook!