Sabato 20 Giugno, nella prima parte del RLT Music Show, abbiamo avuto ospite in diretta Alessandro Mannarino. Il cantautore romano il 22 Aprile ha vinto il Premio Amnesty 2015 con la canzone Scendi Giù, siamo partiti proprio da qui con la nostra intervista.
Ascolta il podcast dell'intervista a Alessandro mannarino
E’ stato un premio gradito?
E’ un premio prestigioso, e quindi una vittoria molto gradita. Sono stato molto sorpreso del premio anche perché Scendi Giù è un brano piuttosto scomodo.
Tra i partecipanti c’erano artisti molto in vista, cosa pensi ti abbia distinto?
Un po’ la cornice: credo che la stesura di tutti i brani presenti in Al Monte abbiano aiutato l’ascesa di Scendi Giù, nel mio ultimo lavoro infatti affronto temi importanti, in modo diretto e serio. La canzone poi, è cosi disarmante che non poteva non colpire il pubblico. Parla infatti di una vendetta, solamente sognata di un carcerato morto per percosse, si trasforma in animale per vendicare tutti i suoi carnefici fino ad arrivare al giudice. Il bello della fantasia risiede proprio nel uccidere senza fare male, questa è la differenza tra l’arte è ciò che più antiartistico c’è: la divisa.
Scendi Giù racconta la storia dall’interno, come mai questa scelta stilistica?
Mi è venuta così di getto, non ho proprio pensato a come scriverla o alla possibilità che ci potesse essere un altro modo. Ho immaginato la voce del morto, la voce di questi uomini uccisi dai manganelli e dagli stivali d’ordinanza, che ancora urlano.
Esiste un legame tra questo brano e il tuo arresto?
La canzone era già stata scritta e resa pubblica, quindi no. Ciò che più mi sconvolse della vicenda fu scoprire che le forze dell’ordine stesse avessero mandato la notizia all’Ansa, ancora prima del processo. Fortunatamente, il processo è stato comunque rinviato ad ottobre, e il PM ha chiesto l’assoluzione per fatto non commesso.
Quanto sono autobiografiche le tue canzoni?
C’è molto di quello che penso nei miei testi, ma non sono assolutamente autobiografici. Ho iniziato a scrivere per evadere, per creare un mondo diverso da quello in cui vivevo e in cui non stavo bene, per poter far succedere storie e incontrare personaggi interessanti. C’è stato un cambiamento tra il primo disco e l’ultimo, i dischi sono la rappresentazione di quello che vivi nel momento in cui li scrivi. Il Bar della rabbia è proprio un posto in cui si incontravano gli emarginati della vita diurna, della società produttiva, delle metropoli. S’incontrano qui e ridono e piangono insieme dei propri mali, facendosi compagnia.
C’è un autore a cui ti senti vicino? Senti di far parte di una qualche corrente letteraria?
Tutte le letture e gli ascolti di cui ho fatto tesoro hanno contribuito alla mia formazione, diventando l’amido che fa lievitare qualcosa che pur mantenendo il tuo sapore ma ha degli ingredienti provenienti dalla tua storia, da tutto quello che hai imparato, dall’esperienza.
Ci ricordi Molto De Andrè, nella lirica.
Vi ringrazio per il complimento. L’ho ascoltato molto, consumando i suoi dischi da giovanissimo, da adepto e non da fan. Si lo considero tra le mie più grandi influenze, occupa una posizione di rilievo nell mai formazione.
Sei stato influenzato anche da Johnny Cash?
Ho ascoltato molto sia Cash che Bob Dylan e Tom Waits.
Quindi dal cantautorato al folk?
Diciamo che ho iniziato diversamente, la musica mi ha dato da mangiare prima come dj di world music che come cantante, era un’attività che mi permetteva di sostenermi economicamente. Dall’altra parte mi costringeva a continui ascolti musicali per cercare sempre qualcosa di nuovo da proporre, è stata una buona palestra.
Da il bar della rabbia il tuo linguaggio s’è raffinato, da cosa deriva quest’elevazione?
Al Monte è nato con l’idea di fare un disco più pesante: perché i tempi sono bui, specialmente se penso all’animo del paese, al pensiero o meglio al non-pensiero del paese. Fare un disco d’evasione non mi andava, volevo fare un disco di contenuti, pesante, esplicativo, didascalico, in cui si toccavano tutti quei temi che secondo me sono imprescindibili per una rinascita in questo momento. Per curare un infezione c’è bisogno di un operazione chirurgica o di intervenire con un antibiotico: io non volevo fornire un palliativo per il sintomo, volevo indagare le cause della malattia.
Il nuovo video di Deija tratto da Al Monte
La vedi cosi buia?
Non c’è molto spazio per le idee: l’ignoranza, la fede in dio, la stupidità sono molto più remunerative. I giornali, le televisioni e tutto ciò che fa informazione mainstream è gestito dal potere. Anche la cultura stessa, in Italia, è stata devastata da quello che sembra essere un piano ben studiato, negli anni ’60 e ’70 si era molto più interessati.
Pensi che i problemi cha abbiamo da gestire oggi, derivino proprio di un’epoca passata?
Negli ultimi 50 anni l’Italia è stata governata dagli Stati Uniti, dalla mafia e dal Vaticano. Quello che bisogna fare è cercare di creare un dibattito per riallenare il pensiero. Oggi siamo abituati agli slogan ma non all’approfondimento. Inoltre va considerata la possibilità di ribellarsi, che non è più contemplata in un’epoca profondamente antirivoluzionaria in cui è preferibile lamentarsi più che scendere in piazza. Sono sicuro che le generazione successive ci affibbieranno la colpa di non aver fatto nulla, per impedire di farci togliere tutto.
Le tue affermazioni così forti e schierate credi che abbiano influenzato il non passaggio dei tuoi brani in ben note radio FM?
Anche la musica se ha contenuti scomodi è sottoposta a una certa censura: nessuno si vuole creare nemici. Scendi giù si è sentita poco sulle radio nazionali, sia per questo motivo, sia perché le radio nazionali tendono ad utilizzare musiche che servono da sottofondo alle attività quotidiane e che non possano essere fonte di distrazione. La musica in questi frangenti serve solo per riempire lo spazio tra una pubblicità e l’altra, quasi non si deve notare.
La tua è quindi una doppia vittoria se si considera l’ampio successo che sta invece avendo il tuo tour Corde 2015.
Per fortuna qualcosa si muove. C’è un fermento che non viene fatto trapelare, come quando vengono dati i numeri delle piazze secondo gli organizzatori e la questura. In concerto accade sempre questa meraviglia: il riempirsi variegato della platea, generazioni e appartenenze sociali diverse, tutte lì.
E’ sempre stato cosi, o un pubblico cosi trasversale è figlio di Al Monte?
Da sempre, sono anni che riscontro questa cosa. Ultimamente è amplificato, ed è sintomo che la mia musica è entrata nelle case, era esattamente quello che volevo.
Questo successo ti ha cambiato?
Si mi ha cambiato, in meglio. Bisogna diventare più intelligente, sennò ti fotti. Devi darti il giusto peso e valore senza montarti la testa, devi farti le spalle larghe, devi ricordati che sei un cazzone ogni mattina. E’ stato un bel cimento, ma m’ha migliorato.
A 25 anni sei andato via di casa, affrontando delle situazioni di difficoltà. Quanto ha inciso quest’esperienza e questo coraggio su tutto quello che è avvenuto dopo?
Quando mi sono laureato, sapevo di dover andar via di casa anche per rispetto ai miei genitori che mi han fatto studiare con numerosi sacrifici, e hanno dovuto accettare un figlio che non voleva chiudersi in ufficio anche a rischio di andare a finire sotto i ponti: me ne dovevo andare per prendermi le mie responsabilità. All’inizio è stata dura ma è stata un esperienza meravigliosa, ho vissuto la libertà, mi sono buttato con una leggerezza che oggi quasi mi spaventa.
Se non fosse stato corredato da una cornice così drammatica e reale avresti mollato?
La forza della disperazione mi ha aiutato, nonostante abbia rifiutato diverse proposte, perché già sapevo in che modo volevo fare questo mestiere. Sapevo di avere i numeri per poterlo fare. L’importante non era farcela a tutti i costi, ma farcela come dicevo io: senza fare il disco dell’estate e senza andare in televisione in certi programmi. Le mie scelte hanno sicuramente rallentato il cammino: il primo concerto l’ho fatto a 20 anni e il primo disco è arrivato a 29.
Come l’hai vissuta questa ascesa, avevi la percezione che stesse arrivando o è arrivata all’improvviso?
Il periodo più buio è stato tra i 27 e i 28 anni, mi ero data una scadenza, i trenta si avvicinavano, e io non avevo più soldi per vivere. Avevo deciso che se a trent’anni non ce l’avessi fatta avrei cambiato strada. Proprio in quel momento, è successo tutto in pochi mesi. Tutto. Mi ha chiamato Rolando Ravello per fare le musiche di un suo spettacolo a teatro, subito dopo ho trovato un produttore, ho registrato il disco, per il lancio del disco mi è venuta a trovare a teatro Serena Dandini che mi ha voluto in trasmissione. E’ esploso tutto all’improvviso. E’ stato un momento magico, indubbiamente, ma prima avevo avuto il coraggio di investire tutto.
Cosa avresti fatto se fosse andata male?
Sarei andato a finire sotto i ponti. Io volevo suonare, non avevo alterative. Non c’era altro, io sapevo che volevo fare quello, per fortuna è andata bene (ride, ndr).
La naturalezza lasci trasparire è forse uno dei tuoi principali pregi.
Sono così, come mi vedete nell'intervista. Ho imparato a trasformarmi esclusivamente quando salgo sul palco, quello è l’unico momento in cui sono Mannarino e non Alessandro.
Il Tour Al Monte prevede dei biglietti ridotti, al costo di 10€ per bambini e disoccupati, come nasce quest’iniziativa?
E’ un iniziativa che ho sempre adottato. In questo periodo di crisi in cui la cultura sta diventando un lusso per pochi, in questo momento la musica e i libri sono ancora più necessari. La crisi oggi non è solo economica, la vera crisi è del pensiero. Se riuscissimo a dare lavoro a tutti, dopo la giornata lavorativa di 8h, tornati a casa bisognerebbe trovare qualcos’altro oltre ai pacchi in tv, perché l’uomo non si realizza con il lavoro. E’ vero che esistono mestieri stimolanti, c’è il poeta e lo scrittore, ma non dimentichiamo lavori alienanti come quello degli operai in fabbrica. In questa prospettiva, la musica è svantaggiata perché sembra essere un divertimento e non un lavoro per chi la fa, spesso si viene chiamati a suonare nei locali praticamente gratuitamente. Inoltre a scuola si impara a fare di conto, a parlare bene, a scrivere correttamente, ma non si studia la musica che ha la stessa dignità di materie quali la scrittura e la scienza. La musica esiste ma è stata cancellata dall’ordinamento scolastico.
Alessandro mannarino le date del tour Corde 2015
4 Luglio a Frosinone (Villa Comunale all'interno di Lazio Wave)
10 Luglio ad Asti (Piazza della Cattedrale nell'ambito di Asti Musica)
11 Luglio a Milano (al Carroponte di Sesto San Giovanni per Carroponte Per Emergency)
17 e 18 Luglio a Roma (Cavea dell'Auditorium Parco della Musica per Luglio Suona Bene 2015)
23 Luglio a Monteprandone - Ap (Piazza dell'Unita', nell'ambito di Cose Pop Festival)
1 Agosto a Sassari (sito prenuragico di Monte D'Accoddi in occasione del Festival Abbabula)
5 Agosto a Melpignano (Lecce), (piazzale del Convento degli Agostiniani, in occasione del So What Festival in collaborazione con SudEst Indipendente)
9 Agosto a Palermo (Teatro della Verdura)
10 Agosto a Tindari - Me (Teatro Greco)
22 Agosto a Pignola - Pz (Cava Ricci nell'ambito di PercorsiDiVersi 2015)
23 Agosto ad Avellino (corso Garibaldi, durante la manifestazione C'entro nel Centro)
25 Agosto a Macerata (Sferisterio)
2 Settembre a Prato (Piazza Duomo)
13 Settembre a Monte Curcio (Camigliatello Silano all'interno del festival La Sila Suona BEE).
Per i due concerti di Roma sono previsti biglietti a 10 euro per i disoccupati (con documentazione di stato occupazionale certificata dall'Inps) e per i bambini fino a 10 anni.