Extra

Musica

In the grove #6: le sonorità cupe dei Cafè Noir

Giovedì, 25 Giugno 2015 20:24

Il palco di “In the grove” si lascia conquistare dalle atmosfere suggestive dei Cafè Noir, band che ha appena pubblicato il suo terzo disco, Rosso Negroni. Navigati e consapevoli, suonano per passione e per l’appagamento che ne traggono, facendo del loro cantato-parlato un tratto distintivo, che li ha portati fin qui. Senza alcun compromesso.

Rosso Negroni è il vostro ultimo lavoro, dopo il Coltello del vile e Non Oggi.

Dal Coltello del vile è rimasto solo Alessandro (voce), Cafè Noir infatti nasce nel 2006/2007 come laboratorio musicale, per mettere in un contenitore un insieme di canzoni scritte nei 5 anni precedenti, provenienti dal laboratorio musicale, dove tutti potevano entrare a far parte, in quel momento è entrato anche Pierluigi. Non Oggi è più maturo, viene concepito concettualmente come album di un gruppo musicale formato da cinque elementi, la cui voce è un cantato-parlato. Rosso Negroni è il proseguimento di Non Oggi, qui vi sono le canzoni che non sono entrate per motivi di spazio nell’album precedente.

Le atmosfere cosi cupe, sono davvero parte delle vostre personalità?

Nella vita si cerca di essere il più felici possibile, però poi musicalmente escono fuori delle sonorità che rispecchiano un’infelicità che ci pervade. Anche la nostra musica di riferimento è piuttosto dark. 

La scelta di un cantato-parlato, da cosa deriva?

Alessandro, nonostante abbia una bellissima voce, crede sia la scelta giusta per quello che scriviamo. 

In un epoca in cui si fa continuamente ricorso a tutto ciò che è old style, come pensate si posizioni la vostra dimensione artistica che reincarna il New Wave?

E’ un genere molto lontano dal nostro si. Oggi c’è la voglia di rifarsi a certi miti del passato, anche per dare una dignità indubbia al lavoro. La nostra è una musica di nicchia, di nicchia nicchia, e non è frutto di una strategia, nasce così, ci piace così, non ci poniamo il problema di come posizionarla sul mercato o come venga percepita.

Quanto vi è costato l’arrangiamento acustico e a cosa avete dovuto rinunciare?

Ci è costato l’esclusione di due chitarre elettriche, noi ne abbiamo tre di cui ognuna ha una voce differente, che ci consentono di arrangiare molto. L’arrangiamento acustico ci ha divertito, ci ha portato a fare un’esperienza diversa e, con tre settimane di prove, siamo riusciti a rivedere tutta la scaletta. Davvero una bella esperienza che sicuramente riproporremo. 

In molliche d’eroina dite “Il whiskey è un infuso maligno”, perché?

Il whiskey è l’emblema alcolico dell’eccesso. Molliche d’eroina parla di situazioni drammatiche personali, vissute sulla pelle, del disfacimento dell’essere umano, sono queste situazioni che richiamano spesso l’alienazione attraverso l’uso di alcol o sostanze stupefacenti. Allievare il male di vivere, annientare la personalità, questa fa il whiskey. C’è un riferimento letterario, tipo Palahniuk, de Lillo, Bukowski?  Beh si, forse c’è qualcosa di Bukowski.

E il Negroni?

Noi amiamo questa bevanda, il disco infatti è dedicato a Davide Campari, l’inventore del Campari. Il Negroni è un drink alcolico che si avvicina molto ad uno stupefacente, quasi un allucinogeno. Solamente che è legale.

Cosa pensate di un festival ai Castelli, c’è la stessa apertura e sensibilità all’ascolto?

Ce n’è di più. Siamo contenti quando si utilizza il territorio così bene. Roma è molto più settoriale e dispersiva, è tutto più legato al locale, al tipo di locale in cui ci si esibisce e spesso ciò sfocia in una mancanza d’ascolto da parte del pubblico. Quando si suona lontano dai grandi centri c’è l’aggregazione chiamata della musica e una critica genuina, consapevole. 

Pensate ciò non avvenga nel Nord Europa?

C’è più libertà d’espressione, oltre che più interesse e attenzione nell’ascolto della musica. Il Nord Europa oggi ha l’apertura che a Roma c’era 20 anni fa, con molti meno gruppi presenti, forse di qualità inferiore.

Credete che nel contesto attuale, pieno di talent show, la vera qualità risieda nella musica alternative che trova spazio nei festival?

Si, anche se le due tipologie sono incomparabili: non crediamo neanche che quella che venga prodotta dai talent possa essere considerata vera musica. Forse l’artista indipendente ci mette vent’anni per arrivare ad avere la stessa notorietà di un vincitore di un talent, ma la sua lenta ascesa gli permette di conquistare un seguito sentito e un posto meritato, che sarà difficile fargli lasciare. Viceversa, spesso l’artista uscito dal talent ha un successo esplosivo ma breve, cadendo nel dimenticatoio collettivo.

Dove vi vedete nel panorama artistico odierno, e dove vorreste arrivare?

Da nessuna parte se non dove ci porterà continuare a suonare insieme la nostra musica, senza alcuna costrizione, velleità artistica ed economica. Quello che facciamo lo facciamo perché ci piace, ci appaga, indipendentemente se è vendibile o no. Come il pittore sente l’impulso artistico e dipinge quadri, continuando a farlo anche se le sue opere rimangono invendute, così noi: la nostra musica è una mera espressione del nostro essere.

tutte le foto della serata 

LA BAND: CAFE' NOIRI I Cafè Noir si sono esibiti Domenica nel bosco di "In the Grove - RLT Unplugged"!

Posted by RADIO LIBERA TUTTI on Mercoledì 24 giugno 2015

 

Tutte le date ed i concerti di In the Grove -RLT Unplugged