Il caso ha voluto che in quel giorno nella capitale suonasse anche D’Angelo, pezzo grosso della corrente musicale che prende il nome di Neo Soul, termine coniato negli studi dell’etichetta discografica Motown (tanto per dire un nome, Michael Jackson è uscito da li). Nina Zilli conosce bene questo genere, lei è l’erede di questa tradizione, lei è la nuova regina (ma senza re), e in quanto tale deve dimostrare quanto lei valga.
Le sue influenze fanno spesso le valigie e girano per il mondo, partono malinconiche durante gli anni ‘6o dove, sedute al bancone di un vecchio bar americano sorseggiano whiskey ed ascoltano un po’ di jazz e di blues in compagnia di Nina Simone, Stevie Wonder ed Etta James, ma, sentendosi incomplete, hanno il bisogno di sperimentare delle nuove sonorità, e si realizzano ascoltando Erykah Badu e Lauryn Hill. Stanche di questo lungo periodo fuori dall’Italia, decidono di passare a trovare Mina, Mia Martini e Caterina Valente, ma sono irrequiete e allora via, si vola in Jamaica con Alton Ellis, Bob Marley e The Temptations per rilassarsi con ritmi in levare, non ancora pienamente soddisfatte, si fermano a Londra per cercare fortuna insieme ad Amy Winehouse e Joss Stone.
Il futuro della musica è sempre stato deciso in Inghilterra e in America, se abbiamo dei fenomeni di successo come quello di Nina Zilli, purtroppo non lo dobbiamo ai discografici italiani che non sono in grado di osare producendo dei prodotti nuovi, ma capaci solo di fare scelte facili dopo che un fenomeno è già esploso, creando nel nostro immaginario quel dualismo “Nina-Amy”. E' evidente che Nina deve molto a lei, e nessuno lo nega, ma è anche vero che Nina ha iniziato a studiare musica da giovane come soprano, ha viaggiato per l’America e per l’Irlanda ed è sicuramente una fine cultrice di tutto quello che anche Amy Winehouse riconosceva come suo background musicale. Ha militato nella musica underground per molto tempo fino a quando il fenomeno è diventato di massa.
Ma tornando al concerto di ieri, tutto è iniziato verso le 22.00, leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, molti infatti si chiedevano se fosse stata colpa dell’organizzazione culinaria, tant’è che in fila la gente fantasticava sul ritardo del concerto attribuendone la causa alla lentezza dell’organizzazione nel servire i clienti, sei ore di fila e poi mi accorgo che non avevo lo scontrino, classicone.Va beh, tanto a me che me ne frega ho le farfalle nello stomaco fondamentalmente da quando in redazione mi avevano nominato il suo nome.
Inizia il concerto e a giudicare dai commenti che volano i maschietti stavano aspettando solo una folata di vento alla Marilyn, ma non arriverà mai, tuttavia Nina e i suoi passetti da diva rendono comunque tutti molto contenti, valorizzando inoltre la già supergroovosa Smoke Orchestra, band che segue Nina fin dai suoi esordi, tra loro c’è un feeling bello potente, Nina li chiama "le mie troie”, pure essendo tutti maschi, ma chi l’ha detto che un uomo non può essere troia, anzi, molti degli spettatori uomini sembravano in piena esplosione ormonale urlando frasi come: “Sei bbella come ar sole”, “A meravijosa come t’antitoli” etc etc. Meno male che la Zilli autoironizza e ci ride su. Il concerto prosegue, la gente canta sopratutto le canzoni più famose come 50mila, L’amore verrà, Riprenditi le lacrime, Sola, tutti questi titoli così sconsolati mi fanno pensare che Nina forse è triste e malinconica, forse che gli va male in amore, oppure non lo so ci penso qualche secondo e un’altra domanda mi affiora nella testa...ma come c*£$% è possibile che Nina non se la filano? Mah! Sarà che lei quando è felice non ha niente da dire? Vero è che una prerogativa del blues sia quella di manifestare note di dolore per un amore finito, non corrisposto, complicato, ma io non ci credo Nina, dai su, come è possibile che ti abbandonano a te?
Il concerto procede a cannone, Nina esibisce termini “tecnici” jamaicani come Pull up, Bomboklaat, Big Up e Sista, si cambia abiti e parrucche come di consueto tra una pausa e l’altra, sfodera numerose cover di diverso stampo musicale, tra le quali: “Se bruciasse la città” di Massimo Ranieri, “you shock me al night long” degli AC/DC, “Ain’t that i loving you” di Alton Ellis. Nina è anche molto attenta a risvegliare gli animi delle donne, spronandole a combattere come leonesse, e a riempire di speranza i cuori dei giovani d’oggi che navigano in un futuro incerto. L’impianto di Villa Ada supporta a pieno il sound della serata senza nessuna pecca tecnica, il concerto termina verso mezzanotte lasciando grandi sorrisi sulle facce della gente nonostante le atmosfere malinconiche che predominano i testi della cantante, che in questo momento della sua carriera non vuole proprio saperne di fermarsi.
Articolo di Francesco Putortì, foto a cura di Alessandro Giglio