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Musica

In the grove #11: le atmosfere noir di Mira

Sabato, 11 Luglio 2015 17:15

Mira, cantautrice romana, inizia un nuovo progetto solista che la vede cambiare strumentisti, e strumenti, di volta in volta, in un continuo crescendo, migliorarsi, alla ricerca di quella perfezione artistica per cui si combatte sempre. Mentre il contorno cambia, la voce fa da padrona e rimane ferma, anche quando lei stessa si emoziona, e trema, perché forse, a volte, un velo non basta.

Chi è Mira prima di essere Maristella?

Mira è la parte più vera di Maristella quella più nascosta, fa fatica ad uscir fuori nella vita di ogni giorno e si esplica solo con la musica.

Provieni da  un altro progetto musicale, cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera solista?

E’ stata una scelta imposta dalla perdita dei musicisti, per esigenze lavorative degli altri componenti, io non volevo essere rallentata dell’assenza di altri elementi. Rimane Mira svincolata dagli altri elementi del gruppo, ma solo per "esigenza" di vita, ho creato così un progetto in cui “tutti sono utili ma nessuno indispensabile, tranne me”.

La musica non sovrasta mai la tua meravigliosa voce, perchè questa scelta stilistica?

Sento di esser nata cantante e mi sono avvicinata successivamente al pianoforte e alla chitarra, gli strumenti sono stati di supporto alla mia musica, che è prima di tutto voce. La parte strumentale per me è come un vestito.

Cambi spesso vestito?

O nero o bianco sul palco, colori base, per non stonare con il piano.

I tuoi testi hanno sempre delle atmosfere noir, imprigioni i tuoi sentimenti più cupi nelle tue canzoni o sei proprio così?

Esprimo la mia introspezione nella musica, la imprigiono tutta lì, è un modo sia per dichiararmi agli altri, sia per essere onesta con me stessa. Prima scrivevo diari segreti, successivamente sono diventati canzoni e musica.

Come ti sei trovata con l'arrangiamento acustico?

In realtà le mie sonorità per come sono concepite sono già acustiche. Stasera si aggiunge il violoncello ed è la prima volta che unisco tutti gli elementi. È uno di quegli strumenti che vorrei imparare a suonare di morire. E si sposa bene anche con la mia musica.

Hai partecipato anche lo scorso anno, cosa ti ha spinto a tornare? che differenze hai incontrato?

L’atmosfera magica e la cornice particolarmente adatta a quello che faccio e adatto a quello che vorrei trasmettere. Mi  sono sentita "avvolta" da quest’atmosfera, e dal calore dell’organizzazione.


La location influenza il modo di suonare?

È difficile trovare una location in cui ti senti a tuo agio. Se non senti bene la tua voce, non riesci a trasmettere.

Quanto ha influito l'aver frequentato la St Louise sulla tua espressività musicale?

In alcun modo, sulla mia personale espressività. È una scuola gestita in maniera arcaica, in taluni ambienti come il conservatorio, o appunto la St Louise, si è persa la visione ludica della musica. Sono stata poco coinvolta dal punto di vista espressivo, ma ho imparato molta tecnica.

Secondo te le due cose non sono slegate?

No, queste due cose non sono slegate, e non mi sono sentita stimolata espressivamente se non nell’ultimissimo periodo. La musica è anche uno strumento, è importante spingere a creare, va stimolata la creatività.


C'è un brano a cui ti senti più legata?

The beauty. È uno degli ultimi scritti. È un brano che mi mette ancora in crisi, non a mio agio perché non la canto come vorrei, o forse viceversa.

Come mai scrivi in inglese?

In inglese mi esprimo meglio, soprattutto perché pochi lo capiscono bene e direttamente, è una questione di pudore. Quando sono sul palco mi sento nuda, scegliendo l’inglese, ho indossato un velo.


Stai registrando un ep vuoi anticiparci qualcosa?

Sì, in realtà farò direttamente un full album, attraverso una raccolta fondi.

 

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