La band ha appena finito il sound check quando Luca Romagnoli, frontman del gruppo, mi fa cenno di seguirlo nel backstage per l’intervista. Durante il piccolo tragitto verso il gazebo-camerino a loro riservato, prima ancora di avere il tempo di presentarmi e dirgli il nome della radio che rappresento, Luca mi chiede se mi va un panino ed io, seppur attonita, lo ringrazio per la gentile offerta che, complice l’orario di cena e il mio (mai celato) famelismo, accetto di buon grado. Luca apre il frigo illustrandomi gli ingredienti per farcire il panino che mi sta porgendo e divertito mi dice: “L’intervista ora me la fai mentre mangi eh!” e così iniziamo.
Il vostro tour 2015 vi ha visto e continua a vedervi impegnati in numerosi festival in tutta Italia ma alle vostre spalle avete anche partecipazioni a diversi festival europei, come lo Sziget. Non vi manca una dimensione estera? Avete mai pensato ad un album in una lingua diversa dall’italiano?
L’idea di un tour all’estero per presentare un album nella nostra lingua non ci sembra utile, quello che ci importa è essere capiti. Se canto all’estero voglio essere capito quindi il tutto avrebbe senso nell’ottica di un’esperienza fuori dall’Italia, magari in America, dopo averci vissuto ed aver registrato lì un progetto in lingua inglese…perché no!!!
Ascoltando il vostro terzo album “I Love You”, ho avuto l’impressione che costituisca l’album che più vi rappresenta, in cui esprimete in maniera ancora più chiara e diretta chi siete, cosa vi ha spinto verso questa direzione sempre più schietta e comunicativa?
Abbiamo fatto questo lavoro appositamente per essere vicini a quello che è il live e a quello che siamo, proprio per farci capire sempre di più ed abbiamo fatto un processo anche un po’ impopolare, quello di togliere completamente la poesia. E’ un disco quasi completamente privo di poesia, che è quella cosa che scatena e va ad accarezzare un certo tipo di emozioni nello stomaco, noi invece abbiamo voluto prenderla un po’ a calci, quindi, salvo rari tratti, abbiamo cercato di eliminare tutta la parte ermetica. I testi dei nostri nuovi brani sono molto semplici e a volte potrebbero sembrare anche banali.
Eppure avete scelto di reinterpretare una poesia di Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, come mai?
Abbiamo apprezzato la semplicità nella scrittura, per questo l’abbiamo scelta e ci è piaciuta l’idea di riportarla quasi fedelmente, nel possibile per riadattarla alla canzone. Abbiamo lasciato l’impronta del significato, delle parole.
Il titolo dell’album è “I Love You” eppure nel disco non si parla mai di amore, perché avete scelto avete scelto proprio questo titolo?
Il titolo “I Love You” è stato ispirato dall’omonimo film del 1986 di Marco Ferreri. Lui trovava in tutti i suoi film soluzioni assurde ai problemi, perpendicolari alla tangente di appartenenza. Tutti i protagonisti dei suoi film infatti arrivano a soluzioni folli: in “I Love You” Christopher Lambert stanco del suo rapporto con le donne, si innamora di un portachiavi con la forma di un volto femminile; nel film “L'ultima donna”, nella scena finale Depardieu, disperato di fronte alla personale incapacità di costruire rapporti umani duraturi, si taglia il cazzo/evira, in “La grande abbuffata” il protagonista muore a forza di scoregge.
Inoltre il momento in cui abbiamo deciso il titolo dell’album è stato più o meno nel periodo in cui si stava svolgendo il festival di Sanremo e dopo aver ascoltato quelle canzoni che parlavano tutte d’amore senza parlarne mai, ci siamo convinti che era il titolo folle più adatto.
L’album è stato prodotto e registrato da Giulio Ragno Favero del Teatro degli Orrori, com’è nata questa collaborazione?
Volevamo che l’album fosse appunto molto vicino al nostro live e Giulio sposava questa stessa nostra idea, quindi ci è sembrato il produttore più adatto per realizzarla.
Un’ ultima domanda, la copertina dell’album raffigura un dinosauro che viene curato da un medico, da chi è stata realizzata e che nesso ha con il messaggio dell’album?
L’immagine della copertina e le immagini-collage dell’artwork sono opera di Pasquale De Sensi. Il grido di una bestia estinta, che rappresenta un Io primordiale, e le cure di un dottore, simboleggiano un atto d’amore. Lo stesso atto d’amore che avviene durante i live, attraverso lo scambio di grida del pubblico e l’effetto curativo della musica. La scelta del dinosauro incattivito che riceve delle cure rappresenta anche la lotta che ognuno di noi fa per migliorare e questo è il messaggio che è racchiuso in I Love You.
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foto di Alessandro Giglio