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Musica

RLT Unplugged - La semplicità di Valentina Polinori

Lunedì, 27 Luglio 2015 15:40

Serata all'insegna di semplici e magiche sonorità acustiche quella di sabato 25 luglio a La Brusca Briaca.

L'RLT Unplugged si è spostato eccezionalmente a Genzano per Valentina Polinori, giovane e talentuosa cantautrice romana che ha vissuto per un po' di tempo in Francia e che ha deliziato il pubblico con la sua voce limpida e piacevole e con le atmosfere calde e soffuse generate dalla sua dolce chitarra.  

Abbiamo fatto quattro simpatiche chiacchiere con lei prima del live e ci ha parlato dei suoi testi, della sua formazione artistica e dei suoi sogni.  

Come hai cominciato ad avvicinarti alla musica?

«Ho iniziato da piccola, ho iniziato a studiare pianoforte. Ho cominciato quindi con la musica classica, ho fatto un anno di conservatorio che poi però ho abbandonato perché era troppo competitivo. Sono arrivata al conservatorio a quattordici anni e quindi non ho proprio acquisito una certa mentalità. Ho lasciato la musica in seguito, al liceo non ho fatto più nulla. Mi sono riavvicinata alla musica quando sono andata in Francia all'università. Lì non avevo la possibilità di portarmi nulla, portarmi il pianoforte sarebbe stato complicato (ride NdR). Mi sono comprata una chitarra e ho iniziato a strimpellare un po' da autodidatta. E da lì è cominciato tutto quanto. Poi quando uno si approccia alla musica, si rende conto che c'è tanto da fare, tanto da studiare. Lo studio del pianoforte mi ha comunque aiutata con lo studio della chitarra, una base c'era.»

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

«I cantautori. Mi piace molto Samuele Bersani. Ho ascoltato molto la Carmen Consoli degli inizi, l'ultimo disco non mi entusiasma. Poi anche la musica degli anni settanta e il jazz, sto iniziando a studiare piano jazz per ampliare. Non so però se è un riferimento o no... Ci sono varie influenze. Poi ci sono ovviamente i grandi classici come De André, De Gregori, Battiato. Però direi che Bersani è l'artista di riferimento principale. L'ho riscoperto da poco, mi sono ritrovata poi ad ascoltarlo tanto. Mi piacciono molto i suoi testi e le melodie non sono banali.»

Puoi dirci un disco e un brano particolarmente significativi per te?

«Per quanto riguarda il disco, posso dirti "Portrait In Jazz" di Bill Evans. L'ho ascoltato talmente tante volte che per me è diventato importante. Per quanto riguarda il brano invece, "Senza titoli" di Bersani.»

Da dove prendi l'ispirazione per i tuoi testi?

«Per strada. Ascolto tanto le persone. Rubo un po' quello che ascolto andando in giro o sull'autobus. L'ispirazione arriva da una frase estrapolata da un discorso, me la trascrivo sul telefono e faccio dei collages. Noto anche che magari alcune frasi sono collegate tra di loro, anche se appartengono a discorsi diversi. E' un po' un lavoro da reporter (ride NdR). Una volta mi è capitato di scrivere una canzone con un testo che non era mio, era una lettera di una mia amica per una sua ex. Lei me l'ha fatta leggere. Era molto bella, ho trasformato alcune cose ed è diventata una canzone.»

Nel tuo repertorio c'è un brano in dialetto romano. Come mai hai preso la decisione di scrivere questo brano?

«Anche questo brano è derivato da discorsi estrapolati in giro. Il romano poi mi mancava, sono stata lontana e mi è mancato molto. Ho sentito delle frasi e mi è venuto in mente di scrivere questo pezzo. E' stato abbastanza naturale. Poi, quando mi arrabbio, mi viene da parlare romano (ride NdR). E' una parte di me.»

Che cosa ne pensi della scena musicale emergente romana? Ci sono abbastanza spazi per i giovani musicisti?

«Non la conosco molto perché io sono tornata a settembre dalla Francia. Ho finito la laurea e sono tornata a Roma. Mi sono avvicinata da poco a questa scena. Io conosco molti musicisti che hanno studiato alla Saint Louis o al conservatorio ed è un mondo differente rispetto alla scena cantautoriale. Si dedicano alla musica in una maniera diversa. Mi sono avvicinata al mondo romano con le serate Open Mic: sono molto carine. E' vero che devi trovarti però qualcuno che ti possa produrre. Se fai tutto da solo è difficile andare avanti. Devo ancora farmi un'idea precisa, comunque ci sono persone molto brave e persone meno brave ma con molta spinta. Infatti ho anche un po' paura ad immaginarmi in un mondo simile, perchè ti senti solo tra mille. Ma fino ad ora mi sono trovata bene.»

Sogni nel cassetto?

«Fare un disco. Vorrei registrare bene tutti i pezzi che ho. Essere soddisfatta di quello che viene fuori. Avere proprio la copia tra le mani. Per il resto, non ci voglio pensare perché le aspettative non fanno mai bene. Prima dei trent'anni voglio fare un disco. E ora ho ventisette anni. Ho tre anni di tempo (ride NdR).»

Altri progetti in cantiere? Per esempio date in programma.

«La settimana prossima dovrei suonare a Le Mura a Roma. Poi ho un'altra serata ma non so ancora se a Garbatella o a Anzio, devo sentire ancora i due locali. Mi piacerebbe suonare anche al di fuori della regione Lazio, fuori, in giro per l'Italia. Ho suonato a Parigi due settimane fa. Ma vorrei tanto suonare qui in Italia.»