Prima però il duo canadese si concede un tour europeo, e una tappa a Roma, in quello che un tempo era un teatro di nicchia e oggi é diventato il punto di ritrovo per gli amanti delle avanguardie musicali, grazie ad una direzione artistica tutt'altro che scontata ( Mamo Giovenco), nel cuore della città eterna. Bob Moses s'é conquistato la critica mondiale in data 18 settembre 2015, con l'uscita del loro album days gone by, fortunatissimo esordio che racchiude sole 10 traccie, annunciato dai singoli Talk e Too much si never enough. Tom Howie e Jimmy Vallance arrivano in tempi record a due milioni play, cifre da capogiro per la musica elettronica. Siamo davanti ai nuovi alt-j, forse. L'intero lavoro convince e non delude i puristi del genere ma anche un pubblico più ampio, grazie al giusto mix di testi pop e suoni ricercati, matrimonio di chitarre e beat rubati alla deep house. Quando una rock star incontra un dj, a volte scatta l'amore.
Fa effetto assistere ad un concerto elettronico seduti. Sopratutto se ci si siede sui salotti borgesi di qualche decade fa, quelli con la tappezzeria di velluto verde oliva e la struttura in rovere, forgiato in linee sinuose. Lampadari di cristallo e cascate di luci a led, boiserie e ironiche scritte murali, costruiscono un ambiente sofisticato. Apre il concerto Rhò, all'anagrafe Rocco Centrella, che scopro essere italiano solo dopo un "grazie" che interrompe la scaletta serrata. Mi ritrovo con il sopracciglio alzato di una che "a Roma si compone 'sta roba e io non ne so niente?". Elegante, come solo il bianco e il nero, insieme, sanno essere.
Luci basse, Talk, senza alcun annuncio o presentazione Tom e Jimmy aprono senza fronzoli, puntualissimi. Sottopalco pieno, come la zona con le sedute in cui continuera a scorrere un flusso di drink che originano dal bancone alle spalle. Il pubblico, in cui si riconoscono diversi stranieri è quello degli appena trentenni, selezionatissimo. Indossano tutti gli stessi abiti o quasi, frequentano tutti gli stessi ambienti, e ascoltano tutti la stessa musica, evidentemente. Selezionata, ricercata. Tom e Jimmy sono così meravigliosamente potenti da perdonargli anche qualche sbavatura. La chitarra elettrica e i beat elettronici, un set ambizioso, che non non stona ma è in sorprendente armonia. Too muche is never enough colora le pareti piombo di rosa, effetti visivi basici e concept così semplici da far ondeggiare anche le natiche più salde. Chiude All I want, riarrangiata e più bella che mai. Dopo un'ora abbondante senza alcuna interruzione, si sciogono in applausi sorrisi e qualche parola di ringraziamento, nella nostra lingua. Tornano per un unico bis, di nuovo All I want che indossa un vestito nuovo, più duro. La tensione è scesa, ma l'adreanalina no, stavolta Tom e Jimmy ballano come se si trovassero in pista e non sul palco.
Chiudono il concerto Marco e Lorenzo, per i più Touch the wood, ex speaker di radioliberatutti e noti dj pariti dalla capitale e arrivati sino nei club londinesi. Il loro dj set scalda trasformando le fattezze teatrali eleganti e mai eccessive del quirinetta, in un club esclusivo.