Ma spieghiamo chi era Zawinul: prendete origini che si dividono tra l’Ungheria, la Repubblica Ceca e l’Austria, aggiungete la tradizione Rom, la tradizione classica di Vienna, l’amore per Duke Ellington e Charlie Parker, il coraggio di lasciare tutto per tentare la fortuna a New York, il posto dove poter incontrare i propri idoli. Ma Zawinul fa anche di più, suona con loro apportando il suo personale contributo, fu lui che infatti contribuì alla svolta "elettrica" di Miles Davis.
Grazie ad una passione per i synth ed i campionamenti di strumenti etnici come il sassofono soprano ungherese Taragon, uno strumento zingaro, la m’bira, un idrofono africano, per citarne alcuni, lo consacrano come nuova leggenda.
Uno sperimentatore polistrumentista con contaminazioni Jazz nel pieno dell’Era dei synth.
Ora, interpretarlo e sopratutto riarrangiarlo non è cosa per tutti. E qui dobbiamo introdurre la Castelli Jazz Collective & Antonello Salis.
In prima linea il direttore Mario Corvini che oltre ad arrangiare i brani e a coordinare la band ha eseguito delle parti all’interno del concerto suonando il trombone jazz, estremamente valido nel riarrangiamento e nell’esecuzione forse meno azzeccata la disposizione degli elementi sul palco, un muro di fiati in prima fila rischia di oscurare il resto della band.
In parallelo, Antonello Salis, fisarmonicista, jazzista infedele, troppo indipendente per essere legato ad uno spartito. Improvvisazione totale, senza riferimenti, senza temi. C’è chi si sarebbe risparmiato la sua presenza ed io sono d’accordo ma solo perché l’esibizione in un luogo non proprio acusticamente adatto ad ospitare tutti questi elementi e la sua indipendenza rischiano di essere deleteri per la resa del concerto.
L’ensemble dei 4 fiati composta da Claudio Corvini alla tromba, musicista nato a Buenos Aires, figlio di Alberto Corvini, solista jazz per la Rai. Giancarlo Ciminelli, alla seconda tromba, vanta numerose esperienze teatrali e cinematografiche lavorando con Giggi Proietti, Nanni Moretti. Roberto Schiano al trombone, musicista residente a Grottaferrata che ha lavorato con mostri sacri come Daniele Sepe e Pippo Matino. Insegna al conservatorio di Musica di Salerno. Fabio Tullio al sax tenore e soprano, vanta collaborazioni con Paolo Fresu, Tiziana Ghiglioni e numerose apparizioni sulla RAI e su SKY Italia. Elvio Ghigliordini al sax baritono, flauto e clarinetto, elemento stabile nell’orchestra jazz dell’Auditorio Parco della Musica.
Alla chitarra Andrea Gomellini, avvicinatosi al jazz frequentando la Scuola di Musica Popolare di Testaccio, è musicista stabile dell'Orchestra Jazz di Terni e svolge anche un'intensa attività concertistica.
Sezione ritmica: Jacopo Ferrazza, contrabbasso, è il più giovane del collettivo. Entra giovanissimo a far parte della Roma Electric Orchestra sotto la direzione musicale di Vittorio Nocenzi, Ennio Morricone, Franco Battiato e Vincenzo Cerami. Pier Paolo Pozzi, batteria, musicista che si divide spesso tra Francia ed Italia, è uno dei fondatori del Jazz Collective, ha suonato con musicisti di livello come: Stefano di Battista, Tommy Flanagan, Peter Washington.
Uno degli obiettivi principali del Castelli Jazz Collective è quello di suscitare attenzione per la musica jazz e per la musica improvvisata. Vogliono abituare il pubblico ad un'offerta culturale di livello. L’intenzione è quella di educare e sensibilizzare alla musica jazz, promuovendo interesse e curiosità verso un genere musicale troppo spesso sentito e percepito come un'arte chiusa e autoreferenziale. L’unica pecca è stato il volume eccessivo generato dalla fila dei fiati, e dalla confusione che si generava quando tutti i musicisti suonavamo insieme, la chitarra è stata penalizzata di più a mio avviso. Ma senza fare troppo gli audiofili è stata una bella serata!
SCALETTA :
1) frog legs
2) zeebop
3) cannonball
4 ) the juggler
5) can it be done
6) carnavalito
7) the peasant
8) three clowns
9) fast city
Bis : carnavalito
di Francesco Putortì