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Musica

The KBV, in concerto a Roma

Giovedì, 17 Marzo 2016 00:16

The KVB sono un duo inglese, d'adozione tedesca che prende ispirazione dal new wave degli anni '90 per dedicarsi ad un elettronica glaciale e dura. 

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Ore 23. A luci spente iniziano a suonare, White walls. E no, le pareti in cui sono contenuti nostri corpi e i nostri pensieri sono grigie.

 

Prima di alzare lo sguardo al palco guardo le punte dei piedi che poggiano entrambi sul soppalco in legno appena ditro la postazione fonici.
Vibrano, e vibra all'unisono anche il divanetto su cui sono seduta, rubato ad un salotto perbene di qualche decade fa.
Mentre i miei pensieri scorrono sulla vita che si è susseguita sul divano che mi accoglie, siamo passati a Night games, ironico.
Nicholas Wood e Kat Dayhanno proseguono nell'esecuzione della scaletta senza alcuna interruzione, neanche per un grazie o un saluto, parole di circostanza in occasioni del genere.

Kat indossa un casco nero di capelli che le fa da armatura ed elmo, contro quelle onde sonore potenti,e mai impeditie ma esaltate e amplificate.
Voce lobotomizzata da non serbare umana: è quella di Nicholas in Again & again, mentre in deep gli echi risultano fin topo accentuati.
Introversi e fruibili, così appaiono. Luci e proiezioni visual minimal, accompagnano suoni violenti e crudi. Ci svegliamo dal torpore
indotto dai bassi ripetuti e cadenzati con awake, per poi ripombarci poco dopo con le successive Unknown a Fields.
I beat di base riciamano vagamente quei tre gruppi che hanno influezato i venti anni successivi, tre nomi che pesano come macigni.
Piu che fonte d'ispirazione stiamo parlando degli dei dell'olimpo: Joy division, The cure e Depeche mode. Ma le atmosfere di The KBV sono decisamente piu
algide e spigolose, proprio come le loro espressioni trattenute. La musica che origina dalla new Wave é così eterogenea, da ricooscere con difficoltà l'ispirazione
comune. Le psichedelie continuamente inerrotte (Never enough) rendono interessanti i sintetizzatori pulsanti (Hands) e il rumore persistente (dayzed).
Nei sei anni di attività sono cresciuti e si sono trasferiti, nell'ambiziosa Berlino. Terminano il concerto senza nenache un inchino.
Spariscono nel backstage e si accendono le luci, rimaniamo attoniti: niente bis? forse a Berlino non si usa.Appena un'ora di live,
eppure, con tre LP all'attivo qualcosa di più si poteva fare.
Scoprirò sono con la set-list tra le mani che era previsto: una cover dei Rollin Stones e un loro cavallo di battaglia (Lines). 


La scaletta del concerto:

White walls 
Night games
Low era depths
Again & again
In deep
Awake
Unknown
Fields
Never enough
Hands
Dayzed 

Sympathy for the devil 
Lines


di Giulia Lupi