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Aron è uno dei talenti italiani che si sta distinguendo sull’attuale scena concertistica internazionale. Fra due giorni, partirà per il Belgio, dove comincerà a lavorare stabilmente nell’Orchestra dell'Opera Royal de Wallonie di Liegi come primo clarinetto solista. Concentratissimo durante l’esecuzione, dopo la performance sorride e scherza con tanti amici che hanno condiviso con lui momenti emozionanti di Musica.
19 anni: tanti concerti svolti in giro per l’Europa; un suono meraviglioso che deriva da uno straordinario controllo dei mezzi tecnico-espressivi.
Ciò che ascoltiamo quando Aron suona è il frutto di tante ore giornaliere di lavoro meticoloso, utile per finalizzare i preziosi consigli di un grande maestro.
Propongo ad Aron di conversare nel pomeriggio di ferragosto: lui si rende disponibile con la semplicità che contraddistingue gli uomini di valore. Ci incontriamo dopo pranzo sotto un sole cocente e decidiamo di realizzare l’intervista presso un’aula della Scuola Media di Narni, dove tanti alunni si stanno esercitando per gli imminenti concerti. Insomma: conveniamo che sia bene parlare di musica in mezzo alla musica.
-Che sensazione hai provato a partecipare all’International Festival di Narni in qualità di artista ospite, considerando che solo due anni fa eri tra gli allievi che frequentavano le master classes.
Conosco benissimo l’ambiente: qui fino a qualche anno fa ho partecipato in qualità di allievo effettivo ai corsi di perfezionamento. E’ stata una grande emozione potere aprire il Festival di Narni con un recital completo. Ieri sera, nel Palazzo della Corte Comunale, io e la pianista serba Natasa Sarcevic ci siamo divertiti molto sul palco durante l’esibizione.
-Quando è cominciata la collaborazione con la pianista Natasa Sarcevic?
La collaborazione con Natasa è nata proprio a Narni qualche anno fa. Lei prestava la sua opera al pianoforte con gli alunni della classe di clarinetto. Durante le lezioni di affinamento, tra una prova e l’altra, abbiamo pensato di proseguire la nostra collaborazione anche a margine del Festival. Abbiamo cominciato ad incontrarci con maggiore frequenza, quindi a tenere una serie di concerti in Italia, a Londra e a Belgrado. Ci troviamo molto bene e credo che si stia creando una buona intesa tra di noi.
-Hai cominciato il concerto di ieri da ‘dietro le quinte’, con un brano per clarinetto solo composto da Renato Chiesa, tuo padre. Cosa vuol dire per te essere figlio d'arte?
Ritengo che per me sia stata una grande fortuna essere cresciuto in una famiglia di musicisti (mio padre compositore e mia madre cantante). Dal momento della scomparsa di mio padre, per me è iniziato un lavoro di valorizzazione di quanto lui ha realizzato in vita. Il pezzo con cui ho aperto il concerto di ieri si chiama ‘Berakhah’, che in ebraico significa benedizione. E’ un brano evocativo, spirituale. Mi piace inserirlo all’inizio dei concerti, sia per l’atmosfera che si crea quando lo eseguo, sia per il suo profondo significato.
-Durante il concerto il pubblico è stato colpito positivamente dalle sonorità dovute ad un estremo controllo da parte tua dello strumento. Qual'è la formula per raggiungere i livelli tecnico-musicali che riesci ormai sistematicamente ad esprimere?
Non è facile rispondere a questa domanda. In realtà io mi sento ancora nel pieno del percorso formativo. Ad ogni modo, per raggiungere determinati risultati credo che non esista una ricetta uguale per tutti. Per me avere avuto una guida come il maestro Calogero Palermo è stato fondamentale per crescere musicalmente. Poi c’è la passione, l’impegno e la dedizione che si traducono in uno studio quotidiano, indispensabile per mettere in pratica appunto i consigli dei buoni maestri.
-Vincitore del Concorso per primo clarinetto solista all'Opera Royal de Wallonie di Liegi, sei in procinto di lasciare l'Italia per questa nuova esperienza. Quali saranno le tue responsabilità per questo incarico?
Sarà una nuova, grande esperienza. Questo incarico è una grande opportunità per me; comincio infatti ad entrare giovanissimo nel mondo dei professionisti. Il ruolo è però nel contempo delicato; mi si richiederà il massimo della professionalità. Cercherò dunque di dare del mio meglio e di ripagare le aspettative che chi mi circonda riporrà su di me.
E’ stato un grande piacere parlare con Aron Chiesa; giovane musicista dalle idee chiarissime dentro e fuori dalla scena. A lui un caloroso in bocca al lupo dalla nostra redazione per i suoi prossimi traguardi!
Nella foto: Aron Chiesa con Natasa Sarcevic