Non delude il "principe", come lo chiama il suo pubblico che lo incita non appena mette piede sul palco. Da sotto il cappello del cantautore si percepisce tutta l’emozione per l’affetto di quasi tremila persone. Giù le luci e la band attacca. Naturalmente i brani d’apertura sono stati dedicati all’ultima fatica artistica di De Gregori, Sulla Strada pubblicato lo scorso anno, ma si alternano alle ultime canzoni successi più e meno recenti, da Il canto delle sirene (1987) a Il panorama di Betlemme (2005).
Così, dopo il rock & blues di Finestre rotte De Gregori annuncia l’apertura della “gioielleria”. Da lì è uno scroscio d’applausi senza sosta da parte dell’Auditorium, che la musica prende e porta indietro per le “curve nella memoria”: Generale, Titanic, Caterina, Atlantide, Santa Lucia, Renoir, Viva l’Italia, Il Bandito e il Campione, La storia, La donna cannone. Una scaletta che ha ripercorso la pluridecennale discografia del cantautore, fino ai suoi dischi (immancabili) degli anni ’70 come Bufalo Bill (1976). Classici che non invecchiano e che la bravura della band contribuisce ad esaltare, da sottolineare, infatti, il nutrito organico sul palco, condiviso da De Gregori con ben dieci musicisti.
Non sono mancati omaggi a Lucio Dalla, Leonard Cohen e a Bob Dylan. Solo al pianoforte ha intonato il motivo di Com’è profondo il mare, mentre del cantautore canadese, un po’ come era solito fare ai suoi esordi negli anni del folk studio, De Gregori ha tradotto The future, infine con l’arrangiamento e il tema di Rainy Day Women #12 & 35 di Dylan (che potete ascoltare nell’album Blond on Blond)ha riproposto il bis di Buonanotte fiorellino. Standing ovation conclusiva naturalmente per Rimmel.
L’unico rammarico della serata?! Che le due ore e poco più di concerto siano volate. Per chi avesse perso l’occasione il tour di De Gregori è ancora sulla strada!