Extra

Musica

Il viaggio senza fine dei Soviet Soviet

Sabato, 03 Dicembre 2016 21:28

Durante la puntata di Blu andata in onda venerdì 2 dicembre abbiamo intervistato Alessandro Ferri, batterista dei Soviet Soviet, band post-punk di Pesaro che proprio quel giorno ha pubblicato il nuovo album "Endless"

"Endless" rappresenta una metamorfosi e l'inizio di una nuova vita: in che senso? Solo musicale o anche in generale?

«Musicale e anche umano. Dall'ultimo album "Fate" sono passati tre anni e quindi abbiamo fatto un'esperienza di concerti e di tour. "Endless" ha dentro di sé tutti questi aspetti: un cambiamento sia dal punto di vista della musica, sia come persone. Anche se è un continuum, ha sempre degli elementi di diversificazione, di maturità all'interno. Come tutte le band che fanno il secondo album, volevamo fare qualcosa di diverso. L'idea era fare un lavoro che ripartisse da "Fate" senza darci una fine, un termine. E' un concetto che ci piace e abbiamo giocato su questo. Dal punto di vista musicale è un album più complesso, c'è stato un lavoro molto più lungo sia per le parti strumentali, sia per i testi. Abbiamo lavorato molto sugli arrangiamenti e sullo studio dei suoni e delle distorsioni, quindi è stato un lavoro che ci ha portato via molto più tempo. E' stato un lavoro più ragionato e sensato e si sente questa dimensione nuova.»

Vi hanno definito "post-punk": che significa esattamente questo termine? Vi ci trovate? Se no, come definireste quello che fate?

«E' un nome che ci hanno dato all'inizio. Non è un termine che abbiamo cercato noi stessi. E' un nome che ci hanno dato i giornalisti, ma non ci riconosciamo nei generi o proprio nella categoria post-punk. In "Endless" ci sono tante sfumature e variazioni quindi una categoria unica potrebbe diventare riduttiva. Se dovessi trovare una definizione, non saprei dirti. Ci sono talmente tante influenze che potrei dirti sì, lo stesso post-punk e ti potrei dire anche shoegaze, anche alternative per alcuni punti di vista. E' un mix di tante sfumature e di generi e non possiamo definirlo con una parola sola.»

soviet soviet cover
Soviet Soviet - Endless (album cover)

Voi siete di Pesaro: com'è la scena musicale di questa città che, diciamo, è un po' all'ombra rispetto ad altre città d'Italia?

«E' una scena molto viva e florida, ci sono molte band che vanno a fare i concerti anche fuori dall'Italia. Posso fare l'esempio dei Be Forest. E' la scena della città di provincia dove ci sono tanti artisti validi ma si fa fatica a trovare un posto in cui suonare. Però è una scena molto viva.»

Tra gli obiettivi dei Soviet Soviet rientra anche esportare la vostra musica all'estero?

«Certo. Ci stiamo organizzando e a breve annunceremo il tour che partirà a febbraio e che interesserà l'Europa. A gennaio faremo un paio di date in Russia. Abbiamo avuto la fortuna di suonare prima fuori dall'Italia all'inizio per poi tornare a suonare nel nostro Paese. L'interesse da parte dell'estero c'è sempre stato grazie al genere e all'utilizzo della lingua inglese. L'intenzione è sempre stata anche rivolgerci al pubblico oltre i confini nazionali.»

Siamo quasi alla fine dell'anno e possiamo cominciare a tirare alcune somme di come è andato questo 2016 per quanto riguarda la musica: secondo te quali sono i dischi dell'anno?

«Ci sono state talmente tante uscite... Non saprei. L'ultimo album che ho comprato è stato quello di Nick Cave e mi piace veramente moltissimo. Per gusto personale ti potrei dire appunto Nick Cave, ma c'è veramente tanto intorno. Potrei dirti anche gli Okkervil River, loro hanno fatto un altro album molto bello. In Italia invece non ti saprei dire, quest'anno mi sono focalizzato più sull'estero.»

Francesca Marini