"Rimpiango le decisioni che ho preso. Penso di aver sbagliato, sbagliato parecchio… Ovvio che sì. Ma a chi importa oramai? Fu una decisione commerciale, e a dire il vero una delle poche volte in cui la professione legale mi ha insegnato qualcosa. Perché quando mi rivolsi ai ragazzi dicendo “Guardate che non abbiamo più soldi, non siamo più i Pink Floyd” mi sentii rispondere “Ma in che senso? La cosa è irrilevante, perché i Pink Floyd sono un marchio con un valore commerciale, e non puoi dire che deve smettere di esistere… Ovviamente non conosci la giurisprudenza inglese (…) e la legge è tutto ciò che abbiamo."
Questa è la dichiarazione di Roger Waters che in queste ore rimbalza da una parte all'altra della rete.
E' pentito per aver tracciato un segno indelebile ad un certo punto nell'esistenza di una grande macchina chiamata Pink Floyd. La storia che viene dopo lo strappo la conosciamo bene e liti, meriti, colpe, divisioni e spartizione sono solo l'aspetto meno interessante. In tanti sono stati i fan che dello shock da sradicamento hanno beneficiato potendo usufruire della produzione dei Pink Floyd senza Rog, (del resto già con Barrett in qualche modo una separazione dolorosa c'era stata) comunque rimasta di gran livello, e della produzione da solista proprio di Waters, senza contare la sua continua riproposizione di The Wall Live, il sempre più monumentale spettacolo (il disco era già monumentale all'uscita) del quale Roger aveva ottenuto il 99% dei diritti di proprietà intellettuale a scapito degli altri tre (ad esclusione dell' 1% attribuibile ai decisivi assoli di David Gilmour).
Fin qui sembra una storia piuttosto normale, tutto sommato, considerando il fatto che si sta parlando di business e relazioni umane. E' successo anche ad altri ed il copione è sempre molto simile. Penso all'amara lite tra Dave Mustaine e quelli che furono i suoi Metallica, la separazione violenta ed il lungo percorso legale. Anche lì però in termini di opportunità gli amanti della musica ne hanno beneficiato. Sdoppiamento delle anime del gruppo, moltiplicazione della produzione. Arrivano i Megadeth ed il botta e risposta dei cuguni della Bay Area infiamma l'industria discografica.
Tornando a Waters che, (come tutti gli altri nomi citati in queste righe) sotto il profilo artistico non si discute, suscita un po' di curiosità come queste fantomatiche dichiarazioni hot inizino a sembrare gli apripista di altre notizie, invece a carattere commerciale.
Solo qualche mese fa Waters concentra su di se le attenzioni in occasione della "Questione Anti-Semitismo", una fiamma che si esaurisce molto rapidamente secondo i migliori dettami della diplomazia; giusto il tempo di lasciare spazio alla visibilità del mega-tour di The Wall nel quale l'associazione di simboli su una parte della scenografia attira le attenzioni furiose della comunità ebraica (per onestà intellettuale ricordiamo comunque l'impegno pro-Palestina già da tempo espresso dall'artista).
Anche in questa occasione comunque non manca la notizia commerciale dopo quella un po' più ammicante (per un verso o per l'altro): un nuovo album in cantiere dopo molti moltissimi anni di inattività.
Menomale, allora c'è davvero un motivo per leggere un articolo che parli di Roger Waters, intoccabile divinità del Rock, al quale riesce molto bene mettere in musica argomenti più o meno delicati.
E allora fallo Roger, mettili in musica. Fa più notizia.