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Come nasce questo album che porta il nome della band, "Gospel"?
«Questo album nasce cinque anni fa. Noi avevamo una formazione completamente diversa. Abbiamo ottenuto queste dieci canzoni, scremandole da una quindicina. Ci siamo messi al lavoro circa due anni e mezzo fa con il nostro produttore che è Marco Ulcigrai, un nostro amico storico. E' stata la prima esperienza per noi per quanto riguarda fare un disco, mentre per lui è la prima esperienza come produttore artistico. Ci abbiamo un po' scommesso. Ci siamo detti "dai, proviamo a farlo". Ed eccoci qui.»
Come definiresti il genere che fate in una parola?
«Eh... Forse "eh" è la parola giusta (ride NdR). Mi risulta difficile definire le altre band, per noi italiani poi è difficile perché c'è sempre una commistione di cose. Potrei dirti "rock". Senza entrare troppo nel dettaglio del soul, del blues, del folk, della spinta cantautoriale. Come attitudine, sostanzialmente per noi è "rock".»
Che cosa ascoltano i Gospel?
«Andando indietro nel tempo, artisti come Neil Young e Led Zeppelin che secondo me hanno inventato tutto. Abbiamo poi tante influenze sempre oltreoceano come gli Alabama Shakes, oppure artisti come Chet Faker per i suoni e per quanto riguarda la produzione. Poi tante altre cose diverse, dal cantautorato italiano al death metal.»
Con quali band vorreste collaborare in futuro?
«Ci sono tantissime band molto, molto valide nel panorama italiano. Sarebbe bellissimo fare uno split con i Ministri. A noi loro piacciono tantissimo, sono una delle vere rock band italiane. Senza fronzoli, fanno quello che devono con una grandissima forza e lo fanno in una maniera ammirevole. Però potremmo fare una lista lunga un chilometro. Sarebbe bello provare a fare un featuring con un rapper. Il R&B e il blues in America vanno molto con il rap, sarebbe un bel discorso da fare qui in Italia.»
Di Francesca Marini.