Come nasce questo album? Perché "Viva"?
«Avevamo parecchi brani, poi abbiamo fatto una scrematura e siamo arrivati a quei brani lì. "Viva" perché era il nome che avevamo deciso per il gruppo all'inizio, quindi in onore del primo nome del gruppo. Poi perché abbiamo rischiato di non fare uscire questo disco: era difficile vederci per suonare dal vivo, ci sono stati dei problemi per via del lavoro di ognuno di noi. Era difficile incontrarci e avere quell'affiatamento che un gruppo dovrebbe avere. Non sapevamo se farlo uscire o no, poi abbiamo preso la decisione di farlo uscire altrimenti non si può andare avanti. Avremmo avuto dei rimpianti.»
Quali ascolti vi hanno influenzato durante la creazione del disco?
«Da parte mia, mi hanno sempre affascinato Nick Cave, Mark Lanegan, PJ Harvey. Anche l'esperienza precedente, il gruppo che avevo prima, i Criminal Jokers avevano influenze dal folk americano. Poi i Pixies e quei gruppi lì. Ascolto cose differenti. Davide anche ha ascolti che spaziano tanto e ha una conoscenza elettronica, più di me, viene fuori dalla techno. Insomma, influenze varie.»
Come definiresti con una parola il genere che fate?
«Intenso. Abbiamo cercato di fare in modo che il primo ascolto fosse molto facile e allo stesso tempo molto densa come cosa, molto intensa appunto.»
Di Francesca Marini.