Ascolta il podcast
Un lavoro che, tra ritmi vivaci e sonorità leggere, parla di temi importanti come l'immigrazione e la violenza.
"Fisarmonicista per tradizione, pianista per curiosità, chitarrista per sbaglio e cantautore per caso": cosa sei in realtà?
«Tutto questo è vero. "Cantautore per caso" forse è la cosa più vera perché il mestiere del cantautore non te lo insegna nessuno, mentre per gli altri strumenti qualche lezione privata l'ho presa. A volte si diventa cantautore per caso quindi. Volevo cominciare a suonare la chitarra da bambino, però, venendo da un piccolo paese, mi sembrava brutto non suonare la fisarmonica. Qui la chitarra neanche la conoscono. I miei genitori mi hanno portato da un maestro di fisarmonica e ho cominciato a suonarla. Poi sono passato al pianoforte e sono riuscito anche a suonare la chitarra per quella mia passione giovanile.»
Parlaci di questo "Tra l'altro". Come nasce, qualche curiosità...
«"Tra l'altro" è un album pensato due anni fa, registrato un anno fa e venuto alla luce il 2 marzo 2017. Il titolo è preso da una delle canzoni, dal singolo, la traccia numero sette che parla della vicenda di Federico Aldrovandi. Il titolo riguarda tutt'altro. Sulla copertina c'è questo filo rosso appeso nel cielo dove ci sono vestiti appesi. Quei vestiti sono le mie canzoni. Questa è la forma e il colore che ho voluto dargli per alleggerirlo, perché è un disco abbastanza pesante. E' stato registrato in provincia di Perugia, in un piccolo paese che si chiama Sellano, insieme a Piergiorgio Faraglia, Saverio Capo e Giosuè Manuri. Abbiamo lavorato due mesi in mezzo alle montagne umbre ed è venuto fuori questo disco di nove tracce. Una è una cover di un cantautore torinese che si chiama Eugenio Rodondi, "Canzone moschina". Questo disco parla d'amore, di rabbia, di mafia, di immigrazione, di violenza.»
Quali altri cantautori ti piacciono della scena di oggi?
«Iosonouncane tutta la vita. Giovanni Truppi tutta la vita. Lui è il cantautore a cui faccio più riferimento e che ascolto di più. Poi ce ne sono tantissimi altri, ma Giovanni Truppi è il mio preferito attualmente. Il secondo è Brunori SAS.»
Come ti definiresti con una parola?
«Insopportabile. Ma gradevole. Mi piacciono i controsensi e i paradossi.»
Di Francesca Marini