Avete suonato molto all'estero. In quale città avete ricevuto maggior calore da parte del pubblico?
«La prima città fuori dall'Italia di cui ci siamo innamorati è Austin. La chiamano insomma la capitale mondiale della musica live. Ha davvero una bella atmosfera e una bella comunità di musicisti soprattutto. Anche a Londra ci hanno accolto bene con il nostro album. C'è stato un buon riscontro e dei buoni rapporti umani con i nuovi fan.»
E' un genere che attinge da varie sonorità. Come lo definireste con una sola parola?
«Alternative rock. Sono due parole in realtà (ridono NdR). Non sappiamo bene neanche noi come definirci. E' sempre stata un'incognita per noi. Vedete voi.»
Cosa ascoltano i Piqued Jacks?
«Ci piace ascoltare un po' di tutto. Dai Red Hot Chili Peppers agli Incubus, i Coldplay, The Killers, The Mars Volta, Queens Of The Stone Age, Dream Theater, i Biffy Clyro... Anche l'hip-hop americano. Ognuno di noi poi ha il suo genere di riferimento.»
Da dove arriva la scelta di fare un album interamente in acustico?
«Questo album nasce un po' per sbaglio. Alcuni locali ci hanno chiesto di suonare in acustico. Dopo svariate date la gente ha cominciato a chiederci "ma ce l'avete un disco in acustico?" E lì ci si è accesa la lampadina e abbiamo cominciato a pensare ad un album completamente in acustico, riarrangiando alcuni pezzi. Da lì è arrivato l'input per cercare di rielaborare tutto. Capovolgere tutto e riamalgamare tutto. Siamo contenti del lavoro fatto e anche i nostri fan.»
Di Francesca Marini.