Non è certamente questo il luogo opportuno per parlare del disco però, che a nostro parere ha completamente ribaltato la scena rap italiana proponendo testi eterogenei e pieni di contenuti e basi “hard rock, punk, rock steady” prodotte in California ( vedi Bentley vs Cadillac) mescolate al flow, allo stile maturo, e alla creatività visionaria di un artista, che è riuscito a farsi riconoscere come tale anche in una scena in cui trionfano – oggi come oggi- fanfaroni, autoproclamati fenomeni: in sostanza, seghe.
Per l’analisi del disco, consiglio l’ascolto e l’interpretazione della puntata di terryXplane dedicata a Hellvisback
Ed e proprio per questo motivo, che appare come completamente scollegata dall’esplosione di Hellvisback la inquietante esibizione di Lazza e di tutto il collettivo – etichetta discografica 333 Mob, compresi Slow Kidd, il produttore e Dj Slait, che invece già dall’anno scorso accompagnava Salmo in tour. Tralasciando il fatto che non vado tanto d’accordo con la trap, è difficile comprendere come Salmo e Nitro abbiano potuto intravedere qualcosa in questo Lazza, tanto da produrci un featuring – tra l’altro figo – come “Don’t fuck with the MOB”. Forse sarà che in freestyle il ragazzo ha talento; in live sul registrato e con l’autotune, sbadigli o poco più.
Nota di colore è che in quest’apertura ho finalmente imparato come si interagisce, da spettatore, con la trap: devi saltellare completamente fuori tempo con il braccio e l’indice alzati, ed urlare abnormi “sbooo” solo quando le rime chiuse sono banali e scontate. Tipo culo – vaffanculo. Sboooo! Vedete, mi viene già spontaneo.
Ma per fortuna di noi – pochi, ed è stata una sorpresa!- spettatori nati nel XX secolo, abbastanza puntuale con la scaletta, Maurizio Pisciottu – alias Salmo- sale sul palco.
E quello che più ci colpisce, come ogni volta, è la resa incredibile che Hellvisback ha in live. Nel successo dell’esibizione gioca un ruolo decisivo la batteria stratosferica ( altro che Travis Barker!) di Jacopo Volpe, che a mio parere potrebbe anche completamente surrogare il registrato sul beat. E poi, ovviamente, il talento di Salmo, che non stecca mai un verso, una frase, una lettera, un respiro, una nota, realizzando spesso l’effetto acustico del playback.
Ci piace anche come Salmo rende viva l’esibizione, che sembra più quella di una rockstar che di un rapper. Le Bon suona la chitarra elettrica in un bridge, sparisce nel nulla e ricompare in mezzo alla gente in balconata, si tuffa sul pubblico con una maschera da sub. E invece di rosicare come personaggi di altre scene, non fa un fiato quando – mentre canta in braccio ai ragazzi in prima fila- un minorato tira l’elastico della maschera e gliela fa rimbalzare sul naso. Testimonianza diretta, la mia, del fattaccio.
Insomma, Salmo in tour è un evento a cui gli amanti del genere non possono dire di no, e lo testimonia il sold out dell’Atlantico Live. Noi poi siamo ancora più contenti se sul palco – anche per un solo pezzo- ci casca pure Nitro, come a Capannelle Rock in Roma nel Luglio scorso.
Aspettiamo con ansia nuovo disco e nuovo album del rapper predestinato, come viene definito da una leggenda della scena italiana come Bassi Maestro.
Di Terenzio Ciancarelli.