“E che roba è Sustain?” vi chiederete giustamente voi. Potrei rispondervi che è una serata di musica dal vivo, ma in realtà è qualcosa di più. Sul palco si alternano due band, una molto giovane, appena agli esordi, l’altra più esperta, che sta cercando di sfondare; dopo averle ascoltate suonare però, i membri della band si raccontano un po’ rispondendo alle domande di Matteo Violo, l’ideatore dell’evento, ed è proprio questa la particolarità di Sustain.
I primi a salire sul palco sono stati i Plain, una band, come ho già detto, giovanissima: si va dai 23 anni di Michela Pranzo, la bassista, agli appena 16 di Thomas Hanna, il chitarrista, passando per i 19 della cantante Roberta Menconi ed i 17 di Tommaso Pompa, il batterista. Il loro rock-blues (come loro stessi lo definiscono) è davvero piacevole da ascoltare ed i loro singoli inediti sono dimostrazione di un innegabile talento in via di sviluppo. Personalmente ho adorato “Garden of Dreams”, ma anche “4 o’clock” e “A place of my own” sono davvero validi. I ragazzi si dicono appassionati di vari generi musicali, dal blues al metal, e alla domanda “Su quale palco sognate di suonare?” i quattro rispondono molto timidamente che sognano di suonare sul palco del Rock in Roma, “o all’Auditorium Parco della Musica” aggiunge Tommaso.
Foto di Andrea Tabacco
Dopo i Plain è venuto il turno dei “Maybe 6”. Maybe, appunto, visto che sabato si sono presentati in sette: Andrea Valente, voce, Manuel Napoleone, chitarra, Fabrizio Locci, basso, Flavio Variscio, batteria, Gabriele Camboni , trombone ed i due sax, Fabio Bordi e Gabriele Borro.
Il loro sound, con influssi che vanno dal rock, al reggae, al funk è tanto difficile da inquadrare quanto lo è da dimenticare. Ho trovato fantastiche sia “Franz” che “Don’t give a funk”, ma anche gli altri inediti, “Raise”, “On my board”, “For you” ed il loro nuovo pezzo “That day” si fanno ascoltare con molto piacere.
Foto di Andrea Tabacco
Ma veniamo alla loro intervista, la vera peculiarità di Sustain: Matteo ha mostrato una scena tratta dal famoso film “La leggenda del pianista sull’oceano”, in cui Max Tuney chiede a 900 (il pianista, interpretato da Tim Roth) “Dove la prendi la musica?”. Proprio questa è stata la domanda che ha rivolto ai Maybe 6. “E’ il contesto che hai intorno a darti le idee” hanno risposto i ragazzi “sia l’ambiente sia le persone che ti circondano”. Ne è un buon esempio Franz, singolo che i ragazzi hanno dedicato alla prima “cotta” del loro fonico.
La serata si è poi conclusa con una piacevole Jam Session, che ha contribuito ancor di più ad annullare la distanza tra palco e pubblico, tra le band e gli spettatori. Ed è proprio questa, secondo me, la forza di questo evento.
In conclusione, questa serata di debutto è stata davvero un successo e mi fa ben sperare per la prossima, che si terrà il 10 maggio. Vi consiglio di passare a dare un’occhiata.
Di Matteo Borelli