Inizialmente davanti al palco una platea di gente seduta a terra cantando a squarciagola i grandi classici di Fabrizio hanno acconpagnato il provino blocco del concerto dei Faber Quartet. Da Bocca di Rosa a Via del Campo passando per Se ti tagliassero a Pezzetti. La voce del cantante, marcatamente genovese e profonda, rendeva benissimo le sonorita delle musiche di De André anche nei pezzi in lingua come Creuza de Ma, solitamente molto difficili proprio a causa della lingua.
La scenografia è rimasta una semplice proiezione di un'immagine fisse alle spalle degli artisti, anche quando c'è stato il cambio palco che ha ospitato prima Alessandra Parisi, già vincitrice del premio de André nel 2013, che ci ha deliziato reinterpretando l'Amor Perduto e Hotel Supramonte in maniera decisamente intensa; e da Ilenia Volpe, cantautrice romana graffiante e simpatica che ci ha deliziato con la Canzone di Marinella e una "versione originale" di Quello Che Non Ho, ovvero sbagliando l'ordine delle strofe del pezzo. Ma Ilenia sa tenere il palco, strappandoci una risata e continuando a cantare nonostante l'interruzione dovuta alle scuse per aver appunto incasinato il brano.
Ho trovato inizialmente gradevole l'idea di alternare gli artisti in scena, ma onestamente questi cambi palco per soli due brani mi hanno lasciato amaro in bocca. E nel complesso sono risultati parzialmente gradevoli solo per la bravura delle artiste, che tuttavia hanno lasciato la sensazione di essere state troppo compresse nei tempi, rispetto ad una esibizione artistica. Insomma troppo buco musicale e troppo performance in tempi maggiormente idonei ad un programma talent che non ad un'interpretazione da parte di un'artista. Vieppiù un artista amato e studiato come de André dove la reinterpretazione artistica è stata fatta da tutti i big della canzone italiana. Con qualche minuto in più sono sicuro che queste ragazze, cantautrici di livello, ci avrebbero coinvolti e convinti. Anziché lasciarci in testa l'idea dell'intermezzo.
Ma sorpresa incredibile è stata decisamente l'ultima parte del concerto, al rientro dei Faber Quartet. Aperta la sessione con la Canzone del Maggio e Testamento (brano davvero inusuale da ascoltare in un live tributo) hanno continuato con un'incalzante batteria, dove i brani hanno assunto una piega movimentata che ci hanno letteralmente costretto ad alzarci per raggiungere il sottopalco. Un tripudio di urla e balli sin da Andrea, Princesa e Dolcenera, passando per Don Raffae e Volta la Carta. Tanto che a mezzanotte e mezza è stato veramente difficile chiudere il concerto per la band, dato l'affetto del pubblico scalmanato, nonostante fossimo a ben oltre due ore di live complessivo. La forza del Pescatore tuttavia ha dovuto porre inesorabilmente fine alla sera.
Ancora una volta una line up azzeccata per Villa Ada, che con questa serata omaggia degnamente il cantautore più rilevante del panorama musicale nostrano al ventennale della sua scomparsa.
Di Marco Lucci.