Vadim Valenti è il nome completo. Romano, classe 1979, è tra i meno conosciuti delle otto Nuove Proposte del Festival della Canzone Italiana di quest'anno.
Il brano con cui si esibirà sul palco del teatro Ariston tra pochi giorni si intitola La modernità.
Voce bassa, quasi soffusa a tratti e atmosfere sognanti e ovattate che potrebbero anche essere interessanti, ma che in realtà, così strutturate, colpiscono ben poco. La modernità è tra i più deboli del pezzi delle Nuove Proposte. Statico, alla lunga annoia e non coinvolge. In poche parole un piattume quasi totale. Niente di nuovo che non sia stato già fatto musicalmente. Questo brano vuole essere una critica all'onnipresenza della tecnologia che pervade ormai quasi ogni aspetto delle nostre vite e che spesso ci fa perdere di vista le cose reali che ci circondano. Un concetto molto semplice e genuino che Vadim probabilmente ha voluto far riflettere anche nella musica, optando per qualcosa che sia il più lineare e "ingenuo". Ma l'esperimento è debole e passa quasi innoservato. Scivola via senza lasciare traccia. C'è poco da dire.
Anche per lui vale la stessa regola che vale per gli altri. Qui si parla del brano proposto a Sanremo quest'anno e non vogliamo avere pregiudizi su eventuali lavori futuri. Quindi staremo a vedere. Speriamo in un cambiamento, perchè La modernità non va.