Impennata dance (non ridurre questo termine al “tunz tunz” della cassa dritta è obbligatorio, pena l'esclusione dall'inferno che potrebbe essere molto più fico del paradiso), sonorità electro (nel senso più stretto ma anche più ampio del termine), bpm sostenuti, bassi wooble, rullanti digitali, frequenze analogiche per un gran lavoro.
Un disco suonato, campionato, riprodotto, manipolato, effettato, registrato, missato splendidamente.
Se chi frequenta i dancefloor (alternativi?) non si esaltasse in modo esclusivo per Icona Pop e il suo “I got this feeling on a summerday when you were gone.. ..I don't care I love it I don't care” ci sarebbe da godere come in una gangbang dei sogni. I corpi sarebbero in continuo movimento e probabilmente durante il dimenarsi (a differenti velocità) ci si renderebbe conto in alcuni momenti di essere di fronte alla dance del futuro.
Non vale la pena trattare traccia per traccia (è noioso, a suo modo sciocco e fuorviante come ogni recensione che si rispetti che si fonda sull'iperbole. Ovvero se è un brano è bello diventa un capolavoro, se un disco è brutto assume i connotati di un cesso sonoro). Molto più sensato ascoltare il disco dalla prima all'ultima canzone. La band composta da Angus Andrew, Aaron Hemphill e Julian Gross spara un lavoro che si inserisce, per ora, nelle cose migliori della prima metà del 2014 (se arriviamo alla seconda metà tra guerre, guerre civili, guerre calcistiche, guerre economiche potrebbe rientrare anche negli album migliori di quest'anno).
Da segnalare una piccola perla che si allontana dal mood del disco. La delicata, per come ovviamente possono essere delicati i Liars, Can't Hear Well. Malinconica e ipnotica.
Il brano che apre il disco, Mask Maker, fa pensare ad un Felix De Housecat gonfio di creatività, in stato di grazia, elegante e affogato in sostanze chimiche mentre viaggia verso il pianeta verde. O rosso. O Blu. Fate voi.
Vox Tuned D.E.D. presenta un cantato dalle influenze dark (e non è l'unico anche per via della voce di Andrew) che crea un effetto di straniamento particolarmente piacevole.
Presenti innesti e spettri di IDM lungo tutto il disco. Darkslide è un buon esempio da questo punto di vista.
Dato che credo nella coerenza, visto ciò che ho scritto in precedenza (Non vale la pena trattare traccia per traccia) mi fermo qui.
Da sottolineare la campagna di marketing legata all'uscita e alla promozione del disco con varie “installazioni” e richiami alla street art con fili colorati appesi e sparpagliati lungo gli U.S.A. , richiamando l'immagine che campeggia sulla copertina dell'album.
Sperimentazione ed equilibrio. Un grande cestino pieno di roba quello dei Liars che potrebbe forse mettere in difficoltà i fan di vecchia data ma che sicuramente dimostra, ancora una volta, l'incapacità di rimanere fermi da parte di una delle migliori band in circolazione.
Come Guillermo Mariotto di Ballando con le stelle tiro su la mia paletta con un bel 10.
I Liars passano al turno successivo perchè sono bravi e questo disco è il loro passaporto (rinnovato) che li porterà in una dimensione successiva. E ovviamente sin da ora, scatta la maledettissima e benedetta domanda grondante curiosità: come sarà il prossimo album?
Si attende con copiosa impazienza il tour che speriamo tocchi anche il nostro bellissimo paese.
Ora ci vorrebbe una frase tipo finale ad effetto.Finale ad effetto.
Alessandro aka Noi Non Siamo Qui