Quando mi presento all’Orion per intervistare i Bud Spencer Blues Explosion prima del concerto, sopra Ciampino si stava scatenando una tempesta degna della migliore tragedia shakespeariana. Lampi e pioggia avevano reso l’aria pregna di una strana tensione e umidità. Personalmente, dai tempi del liceo, quando osservo un temporale inevitabilmente lo associo all’incipit del Macbeth: “Thunder and lightning. Enter three witches” che preannunciavano grossi guai nella terre scozzesi. In questo caso si palesano sul palco due stregoni che con il loro intro, proprio come in quello di Shakespeare, preannunciano tutta l’esplosività della loro musica.
“Mi ricordo che da ragazzino prima di un concerto ero nervoso e quando salivo sul palco mi si inchiodavano le dita e non riuscivo a suonare ciò che la testa mi diceva di fare, poi piano piano uno riesce a domare l’emotività. Adesso salgo sul palco molto più rilassato, ma di certo non più sicuro”
Infatti è la calma la sensazione che traspare dalle prime note con cui si presentano al pubblico. Ma è solo la calma prima della tempesta. Cesare Petulicchio tuonando sulla batteria, fa scoppiare la burrasca di suono con Mi sento come se e Giocattoli, brani dai primi album, investendo e inzuppano tutti i presenti, scossi dal fragore del sound massiccio e successivamente elettrizzati dalla chitarra avvolgente di Adriano Viterbini, portatore di un vento south blues sul pubblico.
“Col tempo impari a trasformare la tensione in concentrazione. Lei rimane lo stesso nell’aria, solo che se prima era una cosa negativa, ora la porti dalla tua parte e la concentri sul palco suonando”, mi raccontava nel backstage.
La stessa tensione che prima aleggiava nell’aria fredda e umida della tempesta, ora si avverte sul palco con Mama e Rubik, i due brani del nuovo album che rimbombano come lampi nella testa degli spettatori, ormai completamente a loro agio in quella rapsodia musicale dal gusto sempre blues che hanno preparato i due stregoni romani. Si giunge poi al culmine più potente di questo rito musicale.
“ Per noi è molto importante il tipo di pubblico che ci si presenta davanti. Dato che i nostri live sono in gran parte improvvisati, se troviamo un pubblico che partecipa riusciamo a lasciarci andare più facilmente”, mi raccontano.
Viene dato ampio spazio alla vena improvvisativa attraverso Esci piano e i nuovi brani Duel, Miracoli, Hey Man proposti agli spettatori, entusiasti dell’ultima fatica dei due sciamani blues. Quasi in trance e completamente assorti nelle loro melodie potenti, il loro obbiettivo è raggiunto. Il pubblico ha assunto la loro pozione musicale ed è preda totale del loro sound e trasporto sul palco. Anche tra il pubblico c’è chi inizia a ballare aggiungendosi a quel rito che si sta manifestando sul palco. Il bis sono 20 minuti di puro rapimento musicale sulle note di Caminon e Hey Boy, concludendosi con un brano emblematico della presa dei Bud Spencer Blues Explosion sul pubblico: No Soul.
A fine live ogni persona è stata completamente privata dell’anima rapita dai due negromanti, che rientrati nelle loro spoglie umane ringraziano di cuore il pubblico, superstiti di una ottima esperienza musicale:
“Mi piace essere grato alla gente che viene ad ascoltarci, semplicemente ringraziandola di aver partecipato, semplicemente dicendo Grazie !”
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(Foto a cura di Jasmine Colarossi)
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