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Music Legends: biografia di Jimi Hendrix

Lunedì, 06 Ottobre 2014 22:59

27 Anni che sono bastati a cambiare per sempre il mondo della musica in tutti i suoi aspetti: dagli effetti utilizzati allo stile di esecuzione, le opere e la carriera di Jimi Hendrix hanno tracciato un solco profondissimo tra quello che c'era prima e quello che c'è stato dopo.

 

 

INFANZIA E GIOVENTU’ DI JAMES MARSHALL HENDRIX

È il 27 Novembre del 1942 quando Johnny Allen Hendrix vede la luce nel King County Hospital di Seattle. A consolare i suoi primi vagiti c’è la madre, Lucille Jeter, giovane diciassettenne afroamericana, mentre Al Hendrix, americano con sangue cherokee nelle vene, non può assistere alla nascita perché impegnato a combattere la seconda guerra mondiale con l’esercito degli Stati Uniti. La vita del neonato Hendrix comincia tra mille difficoltà, principalmente dovute alle scarse cure fornitegli dalla madre, definita dai parenti inadatta a crescere un pargolo a causa del suo stile di vita scapestrato e instabile.

Le difficoltà sembrano attenuarsi col ritorno in patria di Al, che nel disperato tentativo di salvare il matrimonio con Lucille dona al piccolo Jimmy la compagnia di altri due fratellini, Joseph e Leon. Tutto inutile, perché di lì a pochi anni la coppia si separa e il primogenito della famiglia Hendrix viene affidato in custodia al padre. L’infanzia di Jimi (il cui nome era stato cambiato in James Marshall Hendrix dopo che Al aveva scoperto che il nome originale “Johnny Allen” era un mix dei nomi di Al e di uno degli amanti di Lucille) prosegue tra problemi a scuola e il difficile rapporto con le donne, segnato dalle brutte esperienze con Lucille.

Una speranza sembra affacciarsi all’orizzonte quando Jimi fa il suo primo incontro con una chitarra: si tratta di un vecchio rimasuglio dotato di una sola corda, trovato dal padre durante una giornata di lavoro e regalato al figlio per ingannare il tempo e tenere attiva la mente. Un gesto profetico, di cui Al ancora non può immaginare l’importanza. Jimi si esercita prendendo ispirazione dai grandi maestri neri del blues, che a quel tempo erano già sull’altare del mito, imitando e rubando con gli occhi quanto più poteva.

A 17 anni cominciano i problemi più seri. Il rendimento scolastico del futuro guitar hero è talmente deludente da spingerlo ad abbandonare gli studi e arruolarsi nell’esercito. Rifiutata la sua richiesta di entrare come musicista, il giovane Jimi entra a far parte del corpo dei paracadutisti e viene spedito nel Kentucky. È qui che incontra Billie Cox, un giovane soldato con la passione per il basso che nel tempo diventerà un riferimento sempre più importante nella vita di Jimi. Passano pochi anni e Hendrix abbandona anche la carriera militare, sempre più deciso a inseguire il suo sogno di diventare un musicista professionista.

Jimi capisce ben presto di non essere fatto per vivere la sua vita sui binari prestabiliti dalla società. È animato da una fortissima voglia di autodeterminarsi e scrivere la sua storia in modo del tutto personale. Lui stesso racconta che fin da giovane amava scrivere racconti narrativi e fantascientifici, convinto che ognuno potesse scrivere la propria versione della storia e la propria mitologia, dal motivo per cui il sole splende a quello per cui esistono gli anelli intorno a Saturno

 

CRESCITA MUSICALE E PONTE VERSO IL SUCCESSO

Non c’è molto ad aspettare Jimi fuori dalla vita sotto le armi, eccezion fatta per Fayne Pridgeon, la sua fiamma di gioventù che tanto ha influenzato la vita successiva del chitarrista e tanto lo ha portato a crearsi una concezione delle donne come esseri venerabili, ispiratrici di vita e fonte di benessere. Jimi inizia un viaggio che durerà più di tre anni attraverso gli Stati Uniti, sballottato da uno stato all’altro nell’inseguimento di band estemporanee e esperienze che per lo più si rivelano abbagli. È proprio in questo percorso ramingo che incontra Fayne, oltre che il ponte giusto per andare incontro al destino che tanto sognava. Sono proprio le parole di Jimi che a posteriori descrivono ciò che accadde nel 1966 come un “ponte”, un’occasione unica per indirizzare la propria vita in un verso che non si avrà mai più la possibilità di cogliere, a patto che ci si arrivi preparati.

Le prime avvisaglie cominciano ad arrivare quando Jimi si trova a New York con il primo gruppo in cui interpreta il ruolo di leader e frontman, I “Jimi James and the Blue Flames”, a suonare nel Cafè Wah. È qui che incontra Frank Zappa, il quale, impressionato favorevolmente dal giovanotto, si ferma a conversare con lui dopo l’esibizione, illustrandogli qualche trucco che Jimi saprà fare suo con la rapidità e l’inventiva che lo contraddistinguono. Il suo stile, d’altronde, è sempre stato caratterizzato da un’infinità di tocchi personali e stratagemmi vari, come il fatto di accordare la chitarra uno o più toni in basso del normale per adattare le canzoni alle sue limitate capacità canore o il fatto di utilizzare accordi dissonanti in modo inconsapevolmente congruente a quello in cui li avevano utilizzati grandi sperimentatori della musica colta del passato.

Poco tempo dopo e sempre nello stesso locale, per Jimi si apre il preannunciato ponte che lo porterà al suo destino. Chas Chandler, bassista degli Animals, nota questo giovane chitarrista esibirsi con uno dei primi pezzi scritti di suo pugno, nel quale intravede la scintilla giusta, che può trasformare un giovane ramingo scapestrato in un asso del blues: si tratta di Hey Joe.

Chas convince Hendrix a seguirlo in Inghilterra per inseguire in modo più concreto il successo tanto desiderato, e Jimi non si fa pregare più di tanto, considerata la sua naturale attitudine al viaggio e alla scoperta. I primi tempi sono turbolenti e allo stesso tempo stimolanti: Chandler si impegna a insegnargli l’arte di essere un vero frontman, e contemporaneamente si impegna per rintracciare musicisti di livello adeguato da affiancargli. Alla fine la scelta ricade su Noel Redding (basso) e Mitch Mitchell (batteria), con i quali Jimi forma il power trio che lo porta alla definitiva consacrazione: Il Jimi Hendrix Experience.

 

BACK TO THE USA E CONSACRAZIONE AL PUBBLICO

Con il disco d’esordio, “Are You Experienced”, il Jimi Hendrix Experience sbaraglia ogni record e introduce Hendrix nel cuore della scena musicale inglese, facendogli guadagnare il plauso dei più grandi esponenti di un movimento artistico in enorme crescita. Robert Fripp (King Krimson), racconta del primo incontro con Jimi: “mi trovai di fronte a questo timido e talentuoso ragazzo che mi si avvicinò tremante e mi disse – Robert, stringi la mia mano sinistra, perché quello è il modo di essere più vicino possibile al mio cuore – “. Il trio capitanato da Hendrix suona con i giganti della musica inglese percorrendo l’isola britannica in lungo e in largo, fino ad estendere il tour anche agli Stati Uniti.

Jimi torna in patria da vincitore, raccogliendo applausi a ogni esibizione. Il picco di questa vorticosa escalation fu raggiunto nel 1967, durante il festival di Monterey (California), dove Hendrix si esibì nel rito ormai celebre di distruggere la sua Stratocaster dandogli fuoco in una maniera che ricordava vagamente un sacrificio, un omaggio al pubblico, un atto dissacrante ma pregno di sacralità, per come fu interpretato da lui. La memorabile esibizione consacrò definitivamente la JHE anche negli States e donò a Hendrix la fama mondiale che aveva sempre desiderato.

Di seguito alle fenomenale esibizione di Monterey la band di Hendrix gira senza sosta per gli Stati Uniti raccogliendo consensi in ogni dove, e Jimi vive il suo periodo di massimo creatività, che sfocia nella produzione di due ulteriori album, “Axis: Bold as Love” e “Eletric Ladyland”. Ormai Jimi è un divo, idolatrato dai fan e conteso dagli addetti ai lavori. Il 1968 è l’anno più intenso della sua carriera, con l’impegno contemporaneo di un interminabile tour da portare avanti e l’incessante produzione di nuovi brani da dare in pasto a un pubblico affamato di novità. È in questo momento che i componenti del JHE decidono che è ora di prendersi una pausa, per concentrarsi sulle proprie vite e non intaccare la propria vena creativa con lo stress di una vita troppo frenetica. È arrivato il momento per Jimi di tornare a casa, a Seattle, dopo 7 lunghi anni di assenza.

 

CON LA FAMA E IL SUCCESSO ARRIVANO I GUAI

Dopo aver constatato di aver esaurito la spinta creativa che aveva portato il Jimi Hendrix Experience sul tetto del mondo, Jimi decide di sciogliere il trio e mettersi alla ricerca di un nuovo stile, nuove idee, nuovi orizzonti. La nuova formazione che decide di mettere in piedi si chiama Band of Gypsys, e l’occasione che sceglie per presentarla al pubblico è di quelle speciali: il festival di Woodstock del 1969. Durante l’esibizione Hendrix mette in scena un pezzo che resterà nella storia del rock, oltre che nella memoria di moltissimi americani.

La sua versione distorta dell’inno nazionale americano viene accolta con clamore dall’opinione pubblica, sempre restia ad accettare reinterpretazioni di un simbolo culturale considerato sacro e intoccabile. Jimi si difenderà dicendo che il suo non voleva essere un gesto anticonformista, ma solo un omaggio. Difficile dire se sapremo mai quali erano le sue vere intenzioni.

I guai sembrano arrivare tutti insieme per Jimi, che in poco tempo viene arrestato perché trovato in possesso di droga, mollato dal mentore Chas Chandler per divergenze insanabili riguardo le produzioni musicali, accusato dal pubblico di aver perso il contatto con la mentalità blues a causa della ricchezza e dello stile di vita sfrenato. Per il guitar hero afroamericano la pressione comincia a diventare insostenibile, tanto che con la nuova formazione riesce a malapena a produrre un nuovo anonimo album, “Cry of Love”, considerato dai più non all’altezza delle sue doti e segno dell’inizio del declino.

Sono anche gli anni della guerra in Vietnam e dei disordini razziali statunitensi. In questo periodo a chiedere aiuto a Jimi sono nientemeno che le Pantere Nere, il movimento nero americano che lotta contro le iniquità e le discriminazioni ancora molto forti nel paese a stelle e strisce. Ma Hendrix, già impegnato a risolvere i suoi guai personali, declina gentilmente l’offerta sostenendo con convinzione che non è interessato alla scena politica e non pensa di avere il potere di influenza sociale che gli viene attribuito. In numerose interviste sostiene la tesi che le guerre tra gli uomini avvengono perché ognuno di noi è impegnato in una guerra contro sé stesso, contro le sue parti oscure e ignote. Non è possibile risolvere i conflitti tra popoli finché ogni individuo non risolverà il conflitto che imperversa dentro di lui.

 

IL RITORNO ALLA JIMI HENDRIX EXPERIENCE E LA MORTE

Impressionato dalla violenza con cui problemi e critiche si sono scagliati contro di lui, Hendrix decide di fare un passo indietro e ricostituire il Jimi Hendrix Experience, con una novità: Billie Cox (che aveva conosciuto Jimi nell’esercito) diventa il nuovo bassista a scapito di Noel Redding, con il quale oramai non correva più buon sangue da anni. Il nuovo trio ricomincia la giostra del tour perpetuo, e nel frattempo Jimi ottiene uno dei risultati che più aveva inseguito negli anni: costruire il suo studio di registrazione. Nel 1970 nascono gli Electric Ladyland Studios, sale di registrazione e post-produzione tra le migliori al mondo, figlie dell’animo perfezionista di Jimi e dotate della strumentazione più avanzata del globo.

Ritornano i tour perpetui, ma l’amore del pubblico perpetuo non lo è più. Hendrix viene accolto da fischi e boati in molte delle sue esibizioni, soprattutto a causa delle discutibili sperimentazioni che amava mettere in piedi in questi nuovi show. La cultura del Flower Power stava svanendo, e con essa si stava affievolendo anche il mito del giovanotto di Seattle che suonava la chitarra come se ci stesse facendo l’amore. Jimi cadde così in una depressione così inconsolabile da spingerlo a rinchiudersi nei suoi appartamenti di Londra, dove gli amici di una vita si alternarono nel raggiungerlo e convincerlo a rimettersi sui binari che lo avevano portato al successo, abbandonano la vena sperimentale che lo stava portando alla rovina.

La sfilata di amici e collaboratori che si sussegue nella capitale inglese sembra un profetico ultimo saluto, quasi a preannunciare la fine di una storia che ormai non poteva raggiungere picchi più alti di quelli in cui era arrivata. Il 18 Settembre del 1970 tv e giornali di tutto il mondo annunciano che il corpo di James Marshall Hendrix era stato trovato senza vita in una stanza d’albergo. Una morte che ancora oggi rimane avvolta nel mistero, oggetto delle più disparate ipotesi.

Non sapremo mai cosa successo in quella stanza d’albergo, ma nella nostra memoria resta vivo e indimenticabile il ricordo di chi ha saputo trasformare il mondo della musica in un modo che nessuno potrà cancellare.